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Il sogno dei leghisti: "Portiamo via i ministeri da Roma"

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Umberto Bossi

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Via i ministeri da Roma. La Lega Nord non molla. Anzi. Rilancia. L'obiettivo ormai ufficiale: al prossimo raduno del partito a Pontida che si terrà domenica 12 giugno, Umberto Bossi lancerà ufficialmente «il decentramento dei ministeri» che, come ha spiegato domenica il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, «porteremo a casa con il consenso di tutti». Un modo per tornare a far sognare i Lumbard che così potrebbero vedere qualche dicastero anche nella loro amata Padania. Un sogno che partirà proprio della cittadina bergamasca che, non solo dal 1990 accoglie i raduni del popolo leghista, ma che è stata la testimone silenziosa di tutte le promesse elettorali dell'Umberto: dalla difesa dei dialetti regionali a quella del crocefisso, dalla battaglia sulle gabbie salariali alla tutela della legge sull'immigrazione fino ad arrivare alla grande riforma del federalismo fiscale. E proprio da qui parte il leader della Lega per lanciare la sua prossima offensiva. Infatti proprio ora che manca solo l'approvazione degli ultimi tre decreti attuativi sul federalismo (armonizzazione dei bilanci, premi e sanzioni per gli amministratori e, da ultimo, la seconda parte del decreto su Roma Capitale, ndr) Bossi pensa già a mettere in cantiere il decentramento ministeriale. E così da giorni continua a ribadirlo. Lo ha fatto sabato da Gallarate annunciando che «presto» l'Esecutivo dovrà affrontare il tema e lo ha ribadito domenica a Bologna rispondendo alla richiesta del candidato sindaco Manes Bernardini che chiedeva il trasferimento del dicastero dell'Università nella città delle due Torri: «Sono venuto qui per quello - è stata la risposta del Senatùr. Dopo il federalismo dovremo pensare al decentramento. Vai tranquillo». Eppure la voglia di depotenziare Roma è istituire più «capitali» sul territorio è un pensiero sul quale Bossi e i suoi stanno ragionando con sempre maggior intensità. Il primo riferimento ufficiale risale al 20 giugno dell'anno scorso. Era appena concluso il raduno di Pontida e proprio Bossi spiegò il significato della sua proposta: «È necessario spostare dalla Capitale i ministeri. Decentrarli significa anche spostare migliaia di posti di lavoro che adesso sono tutti a Roma». E poi aggiunse: «Decentramento significa distribuire i poteri della Capitale ad altre città come, per esempio, Torino, Milano e Venezia. Non più, quindi, una Capitale caput ma la Capitale su tutto il territorio, soprattutto nel nostro Paese, dove molte città hanno i requisiti per esserlo». E proprio su questa scia ecco che appena una settimana dopo, parlando da Ternate nel varesotto, il Senatùr entrò nello specifico: «Dobbiamo portare un ministero a Milano, quello delle Finanze. Poi quello dell'Industria a Torino e, per quello del Turismo, c'è Venezia». Un tarlo per Bossi a tal punto che, appena passata l'estate, tornò a riproporlo da Paesana, un piccolo paese della provincia di Cuneo. L'ennesima occasione durante la quale Bossi ha voluto paragonare la sua idea con quello che accade nel resto dell'Europa. In particolare riferendosi alla terra della Regina Elisabetta II: «Il progetto di spostare alcuni ministeri fuori da Roma lo hanno fatto in Inghilterra e non è morto nessuno, anzi è venuta un po' di democrazia in più». Poi l'apertura: «Faremo una battaglia per portare democraticamente dei ministeri dappertutto, dal Sud al Nord». A completare lo scenario dei paragoni con altri grandi Paesi ci ha pensato il 24 settembre scorso il capogruppo del Carroccio alla Camera Marco Reguzzoni: «Noi non vogliamo "destrutturare" lo Stato, facciamo solo delle considerazioni politiche. Negli Stati Uniti c'è un forte dibattito. Ad esempio - continua Reguzzoni - Washington, la capitale, è più piccola di New York e Los Angeles e non è vero che lì si trovano tutte le istituzioni statunitensi». E così, mentre la proposta di delocalizzare alcuni ministeri in tutta Italia dovrà essere presentata durante una riunione del Consiglio dei ministri, Reguzzoni precisa: «Una proposta è già presente in Parlamento. Quella sul trasferimento della Consob da Roma a Milano». Bossi, Reguzzoni e molti altri leghisti ormai hanno dato dimostrazione di essere pronti a indossare l'armatura per arrivare a ottenere un'Italia federale e decentrata. Ma è il ministro Calderoli che, più di altri, ha dimostrato determinazione nel perseguire lo scopo tanto che, proprio in occasione dello scorso Natale inviò un biglietto d'auguri ai suoi fedelissimi dove dislocava i vari ministeri in tutta Italia. Il tutto corredato da un'invito quanto mai singolare: «Caro Gesù Bambino, per Natale vorrei in regalo l'approvazione del federalismo fiscale e per l'anno nuovo vorrei vedere tanti ministeri in Padania. Grazie». Il primo punto è quasi realizzato e, per quando riguarda il secondo, la Lega ha tutte le intenzioni di «aiutarsi» così che dal «cielo» arrivi la «spintarella» definitiva.

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