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Berlusconi al Colle. Fini inizia già a gufare

Gianfranco Fini

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La corsa è già partita. Anche se forse sarebbe più giusto dire la battaglia. La battaglia per il Quirinale. Mancano due anni alla fine del mandato di Giorgio Napolitano, ma a leggere le dichiarazioni di alcuni esponenti dell'opposizione sembra manchino pochi mesi. Merito, o demerito se preferite, di Silvio Berlusconi. Lo scorso dicembre sembrava arrivato al capolinea. Destinato a chiudere anticipatamente la sua avventura a Palazzo Chigi e, con essa, la stagione che lo ha visto protagonista della vita politica italiana per 17 anni. Ma i «profeti» hanno sbagliato le loro previsioni e oggi, a distanza di 5 mesi, il Cavaliere appare più in salute che mai. Anzi, si è gettato a capofitto nella campagna per le amministrative, ultimo scoglio da superare per arrivare al 2013. Berlusconi stesso lo ha dichiarato: «Dando al centrodestra la vittoria, voi avrete dato anche sostegno e forza al governo nazionale. Così il governo potrà continuare a lavorare nell'interesse della comunità per altri due anni». L'impressione è che la sua analisi sia piuttosto vicina alla realtà. Quello di sabato e domenica è l'ultimo test elettorale della legislatura. A meno di sorprese l'opposizione non avrà altre occasioni per assestare la spallata. Forse per questo comincia già a pensare al futuro e a «gufare». L'incubo si chiama «Silvio Berlusconi al Quirinale». Un incubo che, secondo Gianfranco Fini, non si realizzerà mai: «Berlusconi non diventerà presidente della Repubblica perché non controllerà la maggioranza del prossimo Parlamento. Qualsiasi cosa si possa inventare: leggi elettorali, responsabili che lo supportino. Non credo di sbagliarmi». Per la cronaca va ricordato che il leader di Fli era lo stesso che, lo scorso 12 dicembre, si dichiarava certo del fatto che il Cavaliere non avrebbe ottenuto la fiducia. Non proprio un precedente felice. Ma stavolta Gianfranco non ha dubbi. «Il berlusconismo - spiega durante la registrazione della trasmissione Potere di Lucia Annunziata - è in fase di superamento perché credo che l'opinione pubblica abbia ben compreso che il miracolo italiano e tutto ciò che ha rappresentato il sogno berlusconiano, si sia infranto contro la realtà. Lui non vuole rassegnarsi, ma tutto ha un termine». Certo, aggiunge, «probabilmente» terminerà la legislatura perché «ha una maggioranza in Parlamento e ha un certo consenso», ma il dopo è già segnato: niente Quirinale e niente successione di Marina («Francamente non penso sia nel novero delle cose possibili»). Il tempo dirà se il «profeta» Gianfranco stavolta ha visto giusto, di certo la sua è molto di più di una semplice «gufata». E lo spiega bene Carmelo Briguglio. Il vicepresidente vicario dei deputati di Fli chiama a raccolta tutte le forze politiche invitandole a «sbarrare» a Berlusconi la strada verso il Quirinale. «Alle prossime elezioni politiche - osserva - si eleggerà di fatto il Presidente della Repubblica e con questa legge elettorale, se si andasse ad elezioni con tre poli, Berlusconi potrebbe conquistare la maggioranza dei circa 1000 grandi elettori tra deputati, senatori e delegati regionali. Questo è il disegno al quale lavora il premier». «Ma, a partire dal risultato delle amministrative di Milano - prosegue Briguglio - se la Lega capisce che questa alleanza col Cavaliere la allontana dal suo elettorato, alle elezioni politiche potrebbe andare da sola e così i poli potrebbero essere quattro, o anche, se monta il clima di emergenza istituzionale che Berlusconi sta costruendo giorno dopo giorno, gli schieramenti potrebbero diventare solo due». «In questi ultimi due casi - insiste il deputato di Fli - Berlusconi non ce la farebbe a occupare il Quirinale ed è questo lo scenario al quale le forze politiche, tutte le forze politiche, devono puntare per sbarrargli la strada verso il Colle più alto che metterebbe a rischio le istituzioni e comprometterebbe definitivamente l'immagine internazionale dell'Italia». Scenari fantapolitici? Forse. Di certo Fini e i suoi non sono gli unici che si pongono il problema e si muovono alla ricerca di una soluzione. Anche il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, infatti, mostra preoccupazioni molto simili a quelle del presidente della Camera. Anzi, ad essere sinceri, la proposta della «Santa Alleanza» anti-Cavaliere rilanciata da Briguglio sarebbe tutta farina del suo sacco. Peccato che la sola idea abbia agitato, e non poco, Pier Ferdinando Casini. Così Bersani, intervistato dal Mattino, è costretto a spiegarsi meglio: «Io non voglio sante alleanze difensive, come dice Casini. Ma avverto: attenzione, se Berlusconi fa il presidente della Repubblica, io non rincorro lui ma chi è stato schizzinoso».

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