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Dopo Giorgio, Silvio l'incubo della Sinistra

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Èstato un «compleanno» particolare per Giorgio Napolitano. Il Capo dello Stato festeggiava ieri i suoi 5 anni al Quirinale. Tanti messaggi di auguri e ringraziamenti da tutte le forze politiche. Che però non hanno cancellato un dato: i partiti, soprattutto quelli di opposizione, pensano già a cosa accadrà tra due anni. Il dopo-Giorgio, insomma, è già iniziato. E chissà che non sia proprio questo il «terremoto» romano profetizzato da Raffaele Bendandi. Perché è bastata la sola ipotesi di veder salire Silvio Berlusconi al Colle, per far «tremare» l'opposizione. Così da Fli al Pd, passando per l'Udc, tutti si sono affrettati a scendere in campo per fermare la corsa del Cavaliere. Ieri è tornato sull'argomento Pier Luigi Bersani. «Berlusconi al Quirinale? - ha detto parlando a margine di una visita a Viareggio per la campagna elettorale delle elezioni provinciali di Lucca - Io credo che siamo al tramonto di una fase. Sarà un tramonto di cui non conosciamo la durata, ma queste elezioni saranno una tappa importante per una nuova fase, per guardare oltre. Dobbiamo liberarci di Berlusconi ma soprattutto dall'illusione che un uomo da solo possa cambiare le cose». Già lunedì, in verità, il segretario del Pd aveva invitato tutte le forze politiche a unirsi per impedire al Cavaliere di arrivare alla presidenza della Repubblica. Segno che l'argomento ossessiona e non poco il centrosinistra. Una notizia che dovrebbe far piacere al diretto interessato perché non solo parte dal presupposto che il premier riuscirà ad arrivare agevolmente al 2013, ma dimostra che i suoi oppositori temono di perdere anche le prossime Politiche. Per Berlusconi, infatti, non c'è altro modo per raggiungere il Quirinale se non quello di riuscire ad avere la maggioranza nel 2013. Dopotutto anche Napolitano venne eletto al quarto scrutinio (il primo in cui basta la maggioranza assoluta) potendo contare solo sui voti delle forze che appoggiavano il governo Prodi. C'è poi un altro dato che rende la battaglia per il Quirinale particolarmente dura. In molti infatti, all'interno dell'opposizione, pensano di poter puntare a quella poltrona. Tra questi c'è sicuramente Gianfranco Fini che non a caso è stato tra i più decisi nel sostenere che Berlusconi non riuscirà a diventare Capo dello Stato perché non sarà in grado di «controllare» il prossimo Parlamento. Il presidente della Camera spera probabilmente in un «pareggio» che gli darebbe la possibilità di offrirsi come nome gradito tanto al centrodestra quanto al centrosinistra. Così, interrogato sulla possibilità che sia lui uno dei candidati per il dopo-Giorgio, Gianfranco si limita a ricordare che «sarà il Parlamento a eleggere il presidente della Repubblica...» Un altro che sogna in grande è Massimo D'Alema. Il lìder Maximo era già pronto nel 2006. Il suo nome circolava con insistenza anche come «risarcimento» per la mancata nomina a presidente della Camera, ma alla fine la spuntò Giorgio Napolitano. Il 2013 potrebbe essere la volta buona per colui che è stato pur sempre il primo ed unico ex comunista a Palazzo Chigi. Ma sulla sua strada Baffino potrebbe trovare una vecchia conoscenza: Romano Prodi. Il Professore, da quando ha deciso di vestire i panni del nonno, è stato più volte evocato come il «salvatore della Patria», l'unico in grado di rianimare un centrosinistra in grande difficoltà. Potrebbe essere un ottimo candidato per il Colle che rappresenterebbe il coronamento della sua carriera e un premio per quanto fatto in questi anni. Tutt'altro discorso, invece, per il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. Anche lui si è mosso per frenare la corsa di Silvio. Ma la sua ambizione sembra essere quella di sedere a Palazzo Chigi, piuttosto che al Quirinale.

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