Il giorno della Memoria diventa pretesto per la controriforma
Dovevaessere la «Giornata della memoria» quella in cui ricordare, senza polemiche, i magistrati caduti sotto i colpi del terrorismo e della criminalità organizzata. Ma una parte dei giudici e la sinistra hanno approfittato delle manifestazioni in programma per scatenare l'ennesimo attacco contro il governo e contro la riforma della giustizia. Il primo è stato proprio il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara intervenendo al dibattito dopo la proiezione del cortometraggio «Eroi come noi», dedicato ai magistrati vittime del terrorismo, realizzato dalla Rai in esclusiva per l'Anm e presentato alla Casa del Cinema di Roma. Il sindacalista dei giudici ha bocciato senza possibilità di confronto il testo del ministro Alfano: «È una riforma della magistratura o meglio contro la magistratura, in quella bozza non c'è nulla da salvare». Poi è entrato nel merito di alcuni punti della riforma approvata dal Consiglio dei Ministri, tra cui la separazione delle carriere, ribadendo che «per il cittadino serve un pm-giudice e non un pm-poliziotto» quindi un «pm indipendente dal potere politico, che vive e ragiona come un giudice, e dunque cerchi anche elementi di difesa». Quanto all'obbligatorietà dell'azione penale, il presidente dell'Anm ha ribadito che la guida deve essere «il principio che la legge è uguale per tutti». Palamara ha poi ricordato i punti indicati dai magistrati per migliorare il funzionamento della giustizia: la revisione delle circoscrizioni giudiziarie, l'informatizzazione, le risorse. Ma il presidente dell'Anm è andato oltre le critiche. E ha annunciato che con il governo e con il ministro Angelino Alfano non ci saranno trattative, come se, da parte dei magistrati ci fosse una vera e proprio guerra contro il ministro e l'esecutivo: «Non ci ha mai offerto un armistizio quindi non lo abbiamo rifiutato» ha sibilato. Aggiungendo poi di essere pronto a «rilanciare la sfida per centrare i punti di interesse per i cittadini». Non poteva mancare a dargli man forte la segretaria della Cgil Susanna Camusso: «Nel momento in cui c'è un conflitto fra le istituzioni, una cosa va detta: non è la stagione per una riforma costituzionale della giustizia e non lo è per tante altre riforme». Al coro si è aggiunto anche Gianfranco Fini, abile a sfruttare qualsiasi occasione per attaccare Berlusconi: «Nella riforma c'è una volontà esplicita di delegittimare la magistratura». Per fortuna nell'opposizione c'è anche chi prova a ragionare e a smorzare i toni. Come il senatore del Pd Marco Follini che ieri è intervenuto a Trieste per sostenere il candidato sindaco: «Nel momento in cui chiediamo alla maggioranza di togliere di mezzo la sua faziosità – ha ammonito – dobbiamo stare attenti che non ci sia faziosità neppure da parte nostra». Pa. Zap.