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Twitter mette allo scoperto il bluff delle Assise di Bergamo

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Laconvention della Confindustria con la presenza record di oltre 5.700 imprenditori, rigorosamente a porte chiuse, nessun politico ospite, è stata «bucata» dal social network. L'obiettivo ambizioso, mettere a punto un'agenda da proporre al governo per cambiare il Paese, è stato smontato da un anonimo imprenditore che ha descritto punto per punto i lavori mettendoli in Rete. Con la firma «Limprenditore», parla di «interventi noiosi e confusi» e di «poche proposte» e commenta caustico: «meglio che non ci siano giornalisti a sentire questa roba». Una voce isolata? Niente affatto. Trapela infatti che gli industriali veneti (ha parlato Andrea Tomat in loro rappresentanza) hanno detto di sentirsi poco rappresentati e hanno chiesto più forza nell'azione confindustriale. Non è andato morbido neppure Aurelio Regina, presidente degli imprenditori laziali che ha insistito su come dovrebbe cambiare il sistema associativo nel rapporto con il governo e il sindacato. Un discorso che a molti è parso una piattaforma elettorale. E Jannone, esponente del Pdl ma presente a Bergamo in qualità di presidente e ad delle Cartiere Pigna: «Confindustria riconosca i meriti del governo». Voci di dissenso che hanno movimentato le Assise convocate dalla Marcegaglia per avere un mandato pieno dalla platea. La conta è stata effettuata con gli sms dopo 340 interventi. Al termine l'intervento della Marcegaglia. Il presidente degli industriali prima ha messo le cose in chiaro con il governo. A Berlusconi che giorni fa ha chiesto a Confindustria di fare la propria parte per lo sviluppo del Paese, replica che gli industriali «fanno qualcosa per la crescita tutti i giorni». E con orgoglio: «Siamo noi a tenere in piedi questo Paese». Quanto al rapporto con il governo «non facciamo gli antagonisti. Ci prendiamo le nostre responsabilità, facciamo noi direttamente, perchè spesso le risposte non arrivano o arrivano troppo in ritardo». Poi la richiesta: «Non vogliamo aiuti ma riforme» a cominciare dal fisco. Ovvero meno imposte per imprese e lavoro. Su questo Marcegaglia dice che gli imprenditori sono delusi dalla maggioranza che «non ha tolto l'Irap e dall'opposizione che minaccia di mettere la patrimoniale». Altro punto, le relazioni industriali. Marcegaglia sottolinea «la volontà di andare avanti sulla strada dell'accordo del 2009, con contratti nazionali ma derogabili, più flessibili ed esigibili». Indica la possibilità di sostituire i contratti aziendali a quello nazionale. «Con la strumentazione che abbiamo possiamo avere contratti nazionali più avanzati, deroghe, addirittura aziende che fanno opting out, che decidono di avere un contratto aziendale al posto di quello nazionale». Il presidente prende di petto la Fiom che «non contratta più» ma usa «l'aggressione giudiziaria».

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