Tre anni fa e il nuovo inizio

Esattamente tre anni fa il quarto governo Berlusconi giurava al Quirinale ed entrava in carica. Era l’8 maggio del 2008, il Cavaliere aveva a sua disposizione una maggioranza fortissima e un esecutivo di 61 elementi. Oggi quella maggioranza è cambiata e si è ridotta, un cofondatore del Pdl (Gianfranco Fini) ha provocato una scissione e insieme a un gruppo di parlamentari ha dato vita a un nuovo partito (Fli), altri soggetti sono entrati a far parte della maggioranza. Il quadro politico rispetto all’inizio è mutato, l’agenda del governo è stata condizionata in maniera pesante dalla globalizzazione sul fronte esterno e dall’azione della magistratura su quello interno. Mancano due anni alla fine della legislatura. Se consideriamo gli ultimi sei mesi come un periodo naturale di preparazione del voto nazionale, significa che in realtà tra 18 mesi ci troveremo già a fare i conti con un «nuovo inizio» dai molti significati. Berlusconi ha a disposizione tempo sufficiente per mettere in cantiere due o tre riforme (quella fiscale su tutte) e ragionare sulla possibilità di separare premiership e leadership nel 2013. Quello che non può permettersi è di non far niente, cioè di tirare avanti senza innovare. Le elezioni amministrative saranno un’interessante mappa per capire che cosa accadrà. Tutti guardano a Milano, io invece tengo d’occhio soprattutto Bologna. Se il candidato della Lega arriva al ballottaggio, significa che le radici sociali del nostro Paese stanno cambiando anche dove tutto si riteneva immutabile e granitico. Chiuse le urne e contati i voti delle grandi metropoli, inizia la fase due del governo. Non sarà l’ultima di Berlusconi.