Ci sono tutte, ma proprio tutte le più grandi bufale della Storia in un libro che che negli Stati Uniti è ormai un classico: «Voodoo Histories: The Role of the Conspiracy Theory in Shaping Modern History», che suona più o meno: «Storie Vudù
Ilruolo della teoria della cospirazione nella formazione della Storia moderna», scritto da un giornalista di razza: l'inglese David Aaronovitch. Si parte dal famoso (per chi ama la storia) libro dei primi del Novecento: «Protocolli dei Savi di Sion», che descrive come una sorta di super-consiglio segreto di ebrei progetti la conquista del mondo. Il libro piaceva tanto a Hitler. Una super-bufala. Come i presunti misteri sul bombardamento di Pearl Harbor. L'azione di guerra degli aerei giapponesi che, il 7 dicembre del '41, segnarono l'entrata in guerra degli Stati Uniti, non sarebbe stata sconosciuta ai vertici militari Usa. Insomma: gli ebrei volevano conquistare il mondo, gli americani sapevano che i giapponesi stavano per annientare la loro flotta... Poi Neil Armstrong non è mai stato sulla Luna e, ciliegina sulla torta: il governo degli Stati Uniti era stato avvertito e non ha impedito l'attentato dell'11 settembre. Anzi, le Torri Gemelle erano piene di esplosivo e l'attentato, il governo, in qualche modo, forse, l'ha anche causato. Tutte leggende? Chissà, in parecchi ci credono. Il libro di Aaronovitch ha l'inestimabile pregio di raccogliere decenni interi di cose certissime e mai provate, che le «persone serie» hanno sempre regolarmente ignorato. Ma forse, proprio a causa di questo, il loro effetto è stato sottovalutato. Questo ha permesso alle tante «teorie della cospirazione» di vivere pacificamente, di crescere e di riprodursi. Chissà a chi, parecchi anni fa, vedendo le prime, incerte, immagini che arrivavano dalla Luna è sembrato di notare qualcosa di «stonato». Un riflesso, un movimento, una figura alle spalle di Neil Armstrong. Tanto è bastato per creare la leggenda: gli uomini sulla Luna non ci sono mai stati. I viaggi spaziali sono solo una finzione realizzata con la complicità di qualche grande regista, ricattato, chissà come, dalla Cia. Ecco una costante di tante «teorie della cospirazione»: la Cia. Perché per esserci una cospirazione devono esserci dei «cospiratori», cioè dei personaggi che «costruiscono» le storie e le danno in pasto al pubblico. E come responsabili «quelli della Cia» sono ideali: vivono nella segretezza, si occupano di «operazioni riservate» e hanno disponibilità economiche enormi, illimitate, inesauribili. Nella fantasia. E c'è anche un pizzico di invidia dell'uomo della strada, nei confronti di questi «man in black» al di sopra di ogni legge. Tanto che possono uccidere Marilyn Monroe con una supposta di Nimbutal (ma che sarà mai?), una star che sa troppi segreti ed è ormai incontrollabile. Potrebbe perfino raccontare di aver avuto una relazione con tutti e due i fratelli Kennedy (che forse è vero) e poi chissà che cosa altro. Allora per gli «uomini in nero» meglio farle la pelle e poi uccidere anche John Fitzgerald Kennedy e, alla fine, per fare conto pari, pure Bobby Kennedy. Le teorie del complotto, questa la tesi del libro, non solo sono buffe, fantasiose, affascinanti, ma sono anche molto pericolose, perché vanno a costituire una realtà che, alla fine, pur non essendo supportata da uno straccio di prova oggettiva, a forza di essere ripetuta diventa effettiva. Come l'idea che Lady D non sia morta a causa di un incidente. Come che in giro per il mondo ci possano essere i pronipoti di Gesù protetti dalla più antica e misteriosa società segreta, della quale fu capo perfino Leonardo Da Vinci. Sì, nel libro «Voodoo Histories», c'è anche il «Codice Da Vinci» di Dan Brown. E ora nell'elenco dei «complotti» Aaronovitch potrà aggiungerne uno nuovo: quello sulla morte, vera o presunta, di Bin Laden.