Iervolino: "Berlusconi mi odia E il Pd non mi ha mai aiutato"

L'amarezza c'è: "Per uno stile di politica e di informazione mentitore, selvaggio, cattivo". Il rammarico anche: "Avremmo potuto fare di più, se fossimo riusciti a non sbranarci". Il sindaco di Napoli, Rosa Iervolino Russo, in un'intervista all'Ansa, traccia il bilancio dei suoi due mandati. Tra pochi giorni, dopo dieci anni, lascerà la guida del Comune. E se c'è uno sbaglio, "grosso", che ha commesso "è l'aver pestato i piedi ai poteri forti". Uno sbaglio, dice, "che ho fatto molto volentieri e che rifarei 50mila volte". ANNI AMARI MA BELLI La Iervolino i suoi anni da sindaco li definisce "belli". Anni "amari, difficili", ma belli. E rivolge stoccate a Berlusconi, "mi odia da lungo tempo". E anche al Pd, "non mi è stato accanto". In un'altra vita, ammette, il sindaco di Napoli non lo rifarebbe perché "in città la politica tante volte ha bloccato ciò che si sarebbe potuto fare". Non ha mai pensato di mollare, "chi giura fedeltà ai cittadini, non scappa". Ma le accuse, ammette, le hanno fatto male, molto. "Sulla mia amministrazione è stato detto tutto e il contrario di tutto. Per fortuna nessuno si è mai azzardato a mettere in dubbio due cose contro le quali avrei reagito in modo selvaggio, cioè onestà e trasparenza", spiega. "Le accuse che mi hanno fatto male di più? Mi ha fatto male praticamente tutto, anche se sono orgogliosa, posso essere con il cuore a pezzi ma non lo lascio vedere e più batoste prendo, più alzo la testa e le spalle. Mi ha fatto male il fatto che la mia città, della quale avevo un'immagine forse un pochino troppo dolce, avesse uno stile che arrivasse alla cattiveria personale, uno stile non rispettoso". Prima donna a capo di un partito, prima donna ministro dell'Interno e candidata alla presidenza della Repubblica, ora, a 75 anni, riprenderà a fare politica "a Roma e dalla base". Il primo cittadino di Napoli neanche voleva farlo, "stavo benissimo dove stavo, me l'hanno chiesto, è la mia città e l'ho fatto molto volentieri". E guai a dirle che per qualcuno era alle dipendenze di Antonio Bassolino: "Non sono certo venuta a Napoli per prendere ordini. Il mio rapporto con lui è sempre stato di lealtà, mai di dipendenza". Bolla come una "barzelletta" il fatto che lei sia l'unica responsabile dell'emergenza rifiuti ("il Comune ha il solo compito di raccogliere i rifiuti e di depositarli, ma non ha il potere di predisporre i luoghi nei quali depositare"). E al suo successore dà un consiglio: "Di non raccontare balle, di non promettere cose che fuoriescono dal nostro mandato, né cose che non sarebbero fattibili. Sia sincero e rispetti la gente di Napoli". STOCCATE BIPARTISAN I sassolini, la Iervolino, se li leva ora che mancano pochi giorni dalla fine del suo mandato. Inizia da Berlusconi, "che mi odia da lungo tempo". Da quando, racconta, lei a capo del partito Popolare, negò al premier, alla sua prima vittoria, parlamentari che gli servivano per avere la maggioranza in Senato. Quello stesso Berlusconi che, aggiunge, "quando si pose la candidatura di Napoli per la Coppa America si spese con generosità". Il rapporto con il governo? "Il sottosegretario Gianni Letta e il ministero degli Interni sono sempre stati attenti su Napoli", risponde.  Poi, non risparmia neanche il suo partito, il Pd. "Non mi è stato accanto - dice senza riserve - non ha avuto l'umiltà di capire prima di giudicare".  Di obiettivi, durante i suoi due mandati, "ne sono stati raggiunti": "Il metrò arrivato in città, la qualità delle politiche sociali, le assunzioni fatte al Comune". Su tutti, Rosetta, come la chiamano a Napoli, ringrazia proprio i napoletani. A loro, "che mi sono sempre stati vicini" dice "di avere il coraggio di dimostrare quello che sono". E non a caso la colonna sonora dei suoi dieci anni con fascia tricolore, confessa, è 'Munasterio e Santa Chiarà: "È la canzone simbolo della Napoli ferita dal dopoguerra, dalla povertà, dai rifiuti che però vuole venirne fuori. Napoli ha una potenzialità enorme deve solo credere in se stessa, solo credere in se stessa".