Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

E se la «rossa» Bologna si tingesse di «verde»? La domanda comincia a circolare con insistenza sotto le due torri con l'avvicinarsi del voto amministrativo del 15 e 16 maggio

default_image

  • a
  • a
  • a

Edè una domanda che preoccupa tanto il Pdl quanto il Pd. L'incubo dei due partiti si chiama Manes Bernardini, avvocato leghista di 38 anni che il centrodestra ha candidato a sindaco. Sulla carta doveva essere un outsider destinato ad una dignitosa sconfitta, ma con il passare delle settimane si è trasformato in un vero e proprio fenomeno. Tanto che oggi sono molti quelli pronti a scommettere sul ballottaggio. Le ultime rilevazioni ufficiali, ma anche quelle ufficiose, danno a Bernardini una percentuale tra il 33 e il 37% mentre il suo principale avversario, il candidato del Pd Virginio Merola, oscilla tra il 48 e il 51. Insomma, tutto si giocherà sul filo di lana. Un po' come accadde nel 2009 quando Flavio Delbono si fermò al 49,4% al primo turno (fu poi eletto sindaco con il 60,67%). Ma stavolta è diverso. E lo spiega bene Angelo Alessandri, segretario federale della Lega Emilia: «Quando presi in mano l'Emilia 10 anni fa eravamo al 2,5% oggi siamo al 15%. In Romagna siamo arrivati al 14% mentre a Bologna, le principali rilevazioni, ci danno tra il 17 e il 18% dopo il 3% delle comunali 2009 e il 7,8% delle ultime Regionali». Insomma, il Carroccio cresce e Bernardini potrebbe centrare un risultato storico. Anche aiutato dalle simpatie che raccoglie nel campo avverso. Pierluigi Cervellati, assessore all'Urbanistica di Bologna fra il 1964 e il 1980 e famoso urbanista del Pci, ha già annunciato che voterà a favore del candidato leghista. Ma sono soprattutto gli elettori delusi dal Pd a guardare con interesse a Manes che, per tentarli ulteriormente, ha fatto sapere che per il «super assessore a urbanistica e mobilità» della sua giunta ha in mente «il nome di un giovane di sinistra». Dopotutto non è un segreto che Merola fatichi a scaldare i cuori del centrosinistra. Sia per le ferite legate al caso Delbono, sia per gaffes raccolte in campagna elettorale. Non a caso il segretario provinciale della Fiom di Bologna Bruno Papignani ha annunciato che voterà la «coalizione di centrosinistra» senza mai nominare il candidato sindaco del Pd. Aggiungendo poi che i lavoratori sono «perplessi» e l'intenzione di una parte di loro è di «non andare a votare» affatto. Ma Serafino D'Onofrio, ex ferroviere, ex consigliere comunale e fondatore con Achille Occhetto del Cantiere per il bene comune, non crede in una replica di ciò che accadde nel 1999: «Merola vincerà. Non vedo una grande adesione di sinistra per Bernardini. Gli operai Fiom votano Lega, ma da anni un po' come accade nel resto d'Italia. E alla fine, dovesse esserci il ballottaggio, credo scatterà il meccanismo "evitiamo un nuovo Guazzaloca". Piuttosto il Pdl ha regalato alla Lega un risultato straordinario subendo, dopo aver bruciato candidati su candidati, il nome di Manes Bernardini. Un candidato indovinato, un leghista dai modi e dal volto umano, che ci sa fare ed è già un personaggio pubblico. Confesso che fa impressione vedere un giovane che lotta contro un funzionario di partito come Merola». Insomma anche il Pdl, come il Pd, ha poco da ridere. E non è un caso che gli ultimi sondaggi dessero al Carroccio le stesse percentuali del Popolo delle libertà. Manes, intanto, continua a sognare in grande. Domenica riceverà a Bologna Umberto Bossi e Giulio Tremonti. E la presenza del «successore» del Cavaliere è forse la prova che molto del futuro del centrodestra passa da Bologna.

Dai blog