Libia, accordo Pdl-Lega sulla mozione
Pace fatta. O meglio, accordo fatto. Dopo giorni di duro scontro il Pdl e la Lega hanno trovato la quadra sulla missione in Libia. La maggioranza torna così a ricomporsi in attesa del voto di oggi alle ore 13 sulla mozione presentata dal Carroccio alla Camera e «limata» durante il vertice di ieri a Palazzo Chigi, al quale era presente Silvio Berlusconi mentre mancava Umberto Bossi, impegnato in campagna elettorale. La mozione firmata dai tre capigruppo di Pdl, Lega e Responsabili, (Cicchitto, Reguzzoni e Sardelli) chiede l'impegno del governo per una «decisa e forte azione politica sul piano internazionale», nessun intervento delle truppe in azioni di terra, un termine temporale «certo, da comunicare al Parlamento, entro cui concludere le azioni mirate contro specifici obiettivi militari selezionati sul territorio libico», nessun aumento delle tasse e una «graduale e concordata riduzione degli impegni del nostro Paese» sul teatro internazionale. Un compromesso che vede recepite la istanze inserite nel testo presentato ai colleghi del Pdl. In particolare ha trovato accoglimento il punto in cui i Lumbard chiedevano l'indicazione del termine temporale della missione anche se questo dovrà essere stabilito «in accordo con gli organismi internazionali e con i Paesi alleati». Sul fronte della copertura inoltre, l'impegno del governo sarà quello di non imporre «un'ulteriore pressione tributaria» nei confronti dei cittadini. E proprio in quest'ottica i leghisti, nella loro mozione, chiedevano la «razionalizzazione e riduzione» delle missioni internazionali dell'Italia. Una richiesta accolta dalla maggioranza con il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che ha voluto sottolineare come «da tempo c'è un impegno, preso anche con il Presidente della Repubblica, di ridurre gradualmente tutte le missioni con l'accordo delle organizzazioni internazionali». E così, mentre l'intesa riceveva la benedizione di Bossi, interpellato al telefono dai suoi durante l'incontro di maggioranza, l'opposizione, che sperava di vedere la maggioranza sfaldarsi sulla missione in Libia, attacca. Eppure ora è proprio l'opposizione ad avere le maggiori difficoltà. È infatti proseguito per tutta la giornata di ieri il pressing del Pd sull'Idv per arrivare a un testo condiviso. L'ultimo «assalto» l'ha tentato in mattinata il capogruppo del Pd, Dario Franceschini, che ha avuto un lungo colloquio in Transatlantico con il collega dell'Idv Massimo Donadi. Il senso delle trattative è che se Idv rinunciasse all'ultima parte della sua mozione, quella che menziona esplicitamente i bombardamenti, l'incontro tra i documenti dell'opposizione sarebbe nei fatti. Anche perché, è il ragionamento dei democratici, la mozione del Pd richiama quella votata anche da Di Pietro tempo fa in commissione. L'Idv però non molla. E intanto 11 tra deputati e senatori del Pd hanno annunciato che non voteranno il testo attualmente depositato dal partito. Il Terzo polo, invece, ha già manifestato la «disponibilità a votare la mozione del Pd». Ma non, allo stato, quella di Idv. Insomma, il massimo di coesione che al momento sembra si possa raggiungere è che Pd e Terzo Polo sostengano vicendevolmente le reciproche mozioni.