Lega e Pdl in guerra. Contro la Libia

L’accordo è a portata di mano. Alla mediazione tra Pdl e Lega per arrivare a una mozione unica sull’intervento militare in Libia ieri hanno lavorato i vertici di tutti e tre i partiti che fanno parte del centrodestra, compresi i Responsabili. E stamani alle 11, in una riunione dei capigruppo della maggioranza, si tireranno le somme del lavoro di diplomazia fatto in questi giorni. Poi, domani, si andrà al voto. Umberto Bossi – «sornione» come sempre quando si tratta di commentare lo stato delle trattative con il Cavaliere – ieri ha riunito i vertici del partito a Milano ma ha spiegato di essere fiducioso: «Berlusconi non è scemo, non vota per far cadere il governo». L'incontro fra il leader della Lega e il premier ci sarà probabilmente stamani ma Berlusconi in questi giorni ha più volte ripetuto che la situazione si sarebbe comunque risolta. «Non credo che ci saranno difficoltà per il governo – ha assicurato ieri il presidente del Consiglio – La Lega è una componente essenziale della coalizione. Ha presentato una mozione ed ho già dichiarato che la trovo una presa di posizione anche ragionevole. Potremmo o approvarla integralmente oppure modificarla in parte, ma il senso è senz'altro da condividere». La difficoltà sta tutta nel riuscire a «limare» la posizione della Lega su due punti, la richiesta di definire subito una data entro la quale l'Italia deve concludere le operazioni militari e l'esclusione di qualsiasi tipo di intervento in Libia con truppe di terra. Una mediazione possibile potrebbe essere quella che stamani getterà sul tavolo Silvano Moffa, deputato dei Responsabili in stretto contatto con il Pdl. «Una exit strategy – spiega – va comunque fissata perché non possiamo certo immaginare un intervento sul tipo di quello in Afghanistan. Possiamo stabilire una serie di verifiche da fare in corso d'opera, a livello di maggioranza, in modo da essere informati sull'andamento delle operazioni e capire quando si può uscire dal conflitto. Ma nel frattempo si deve insistere sulla via diplomatica». Sul secondo punto, quello del no all'intervento militare via terra, la mediazione appare molto più facile perché anche nel Pdl l'opzione viene considerata troppo rischiosa per un Paese come il nostro. L'altra ipotesi di mediazione è quella che prevede un riferimento generico alla prosecuzione dell'intervento militare fino a quando sarà in pericolo la vita dei civili. Per il momento alla Camera restano quattro mozioni. Oltre a quella della Lega ci sono i testi dell'Italia dei Valori, del Pd e del Terzo Polo. E mentre le ultime due sono abbastanza simili il partito di Di Pietro è su una posizione nettamente pacifista. Il testo chiede infatti al governo di «circoscrivere la natura e l'estensione della presenza italiana» in Libia, «escludendo esplicitamente la partecipazione attiva del nostro Paese ai bombardamenti contro obiettivi sul suolo libico». Diversa la posizione del Pd che, per cercare di spaccare la maggioranza, ha presentato un testo a sostegno dell'intervento militare, ricalcando la posizione del Pdl e scontentando gran parte del suo elettorato. Così, per cercare di ridurre le distanze i Democratici stanno cercando di presentare un testo unico almeno con Udc, Fli e Api. O, in alternativa, di votare reciprocamente le mozioni.