Il rimpasto della discordia è servito
Dovrebbe essere solo un sottosegretariato. Dovrebbe. Sta diventando un affare di Stato. Con una battaglia nei partiti e dentro la coalizione di centrodestra. Il posto di viceministro dell'Agricoltura sta impegnando i leader. E così, nonostante il difficile momento che sta affrontando la maggioranza con Lega e Pdl che faticano a trovare la quadra sulla questione libica, nei palazzi della politica si continua a discutere del tanto atteso rimpasto di governo. Da riempire ci sono tutte le poltrone lasciate libere dai finiani lo scorso 17 novembre e tra queste c'è anche quella di sottosegretario all'Agricoltura. E proprio questa rischia di creare ulteriori attriti tra il Pdl e la Lega. Il dicastero di via XX settembre si reggeva dall'inizio della legislatura sullo strano asse Bossi-Alemanno. La Lega aveva chiesto e ottenuto quel ministero che ha il suo peso soprattutto in Veneto, e non a caso aveva sistemato proprio lì il buon Luca Zaia. Dall'altra parte, anche il sindaco di Roma ci teneva a mantenere la posizione visto che per cinque anni aveva retto quell'ufficio tanto da pretendere che come sottosegretario c'andasse il suo ex capo di gabinetto e oggi deputato, Antonio Buonfiglio. Poi il rovescio. Giancarlo Galan fu sfrattato dal Veneto e pretese il dicastero lasciato dal suo successore a governatore del Veneto. Poi c'era l'esigenza per Berlusconi di ringraziare il gruppo dei Responsabili per aver «salvato» il governo dalla sfiducia ed ecco che la poltrona delle Politiche agricole arriva a Saverio Romano, uomo del profondo sud, palermitano doc. Quello che resta da stabilire è il suo vice visto che Buonfiglio è passato armi e bagagli con Fli. Un bel «successo» per Alemanno che ora torna a vendicare il diritto di prelazione su quella poltrona. Una richiesta che rischia di creare qualche malumore non solo nella Lega ma anche all'interno dello stesso Pdl. E per essere più corretti, proprio all'interno degli stessi fedelissimi del primo cittadino di Roma. Infatti, se i nordisti, dopo essersi visti sottrarre il ministero, non intendono indietreggiare sul sottosegretariato, all'interno del Pdl la battaglia rischia di trasformarsi in una guerra civile. Il nome che ormai riecheggia da tempo è quello di Luca Bellotti. Deputato di Rovigo eletto nelle liste del Pdl ma con una lunghissima militanza in quella destra sociale, componente di Alemanno, e in An che gli permise di approdare alla Camera nel 2001. Una candidatura a sottosegretario che arriva dopo anni passati a interessarsi di politiche agricole (ha esperienza nel settore) come capogruppo di An in commissione alla Camera e che ha preso sempre più piede da quando il deputato ha deciso di abbandonare il gruppo dei finiani, al quale aveva aderito nel luglio del 2010, per ritornare nel Pdl. Sarebbe proprio questa la causa del risentimento di molti esponenti del Pdl verso Bellotti al quale non viene perdonato di aver votato lo scorso 14 dicembre la sfiducia al governo. Ed ecco che proprio tra chi, come Alemanno e il gruppo di suoi fedelissimi, proviene dalla destra sociale gira incessantemente un'alternativa da presentare al premier per quel sottosegretariato. Si tratterebbe di un altro veneto doc. Questa volta vicentino e attualmente europarlamentare del Pdl. Si tratta di Sergio Berlato. Nessuna militanza giovanile nella destra ma un uomo di fiducia di Alemanno che lo volle al ministero dell'Agricoltura dal 2001 al 2006 come consigliere particolare. Un nome altisonante in Veneto dove alle ultime elezioni Europee ha ottenuto 58.137 preferenze raccolte soprattutto tra i cacciatori, ma che a Roma sembra non godere di grandi entusiasmi. Ed è proprio nell'entourage degli alemanniani che Berlato si sta attirando le più dure opposizioni: in primis perché non gli viene riconosciuto un passato di militante di destra e poi perché si vorrebbe che venisse promosso a quel posto uno più esperto del settore. E così, se Alemanno si trova a gestire una spaccatura all'interno della sua corrente, un aiuto al sindaco potrebbe arrivare da Maurizio Gasparri. Negli ultimi tempi infatti l'eurodeputato si sarebbe avvicinato al capogruppo del Pdl al Senato e quest'ultimo potrebbe dare a Berlato quel supporto in più per riuscire nella scalata. Chi invece non sembra disposto a cedere di un solo millimetro è la Lega. Infatti, accontentati i Responsabili con la nomina del ministro Romano, ora la Lega vuole fare la voce grossa e per quel posto avrebbe anche la persona giusta da candidare. Si tratterebbe di Sebastiano Fogliato. Il nome del deputato piemontese l'avrebbe proposto proprio Umberto Bossi a riconoscimento dei progressi registrati dalla Lega Nord in Piemonte e in considerazione della sua competenza nel settore: è un imprenditore agricolo a Villanova d'Asti. Alla finestra invece, almeno per quanto riguarda l'Agricoltura, rimangono i Responsabili che puntano su altre poltrone. Tra i sicuri nella rosa dei candidati ci sarebbero il giornalista Francesco Pionati che dovrebbe essere nominato sottosegretario con delega alle Comunicazioni e l'ex Fli Catia Polidori che invece guarderebbe allo Sviluppo economico. In lizza per le poltrone anche i deputati di Noi Sud, con la pole position di Elio Belcastro, insieme a Daniela Melchiorre (Libdem) e agli ex piddini, Riccardo Villari e Bruno Cesario, quest'ultimo tra i fondatori del partito voluto da Prodi, adesso passato nel gruppo misto. Tra le poltrone che scottano, due viceministri. Il primo, ai Lavori Pubblici, dovrebbe spettare ad Aurelio Misiti, un ex del Movimento per le autonomie di Lombardo, mentre il secondo con ogni probabilità sarà di Massimo Calearo, spina nel fianco del Partito democratico. Da assegnare - ma la decisione potrebbe venir presa solo dopo le amministrative - la carica di ministro per le Politiche comunitarie, già di Ronchi. E, perché no, magari potrebbe tornare allo stesso Ronchi sempre più stanco e insofferente all'interno di Fli.