Berlusconi sgonfia Mediatrade
«È andato tutto bene». Sorride il premier Berlusconi all'uscita dal tribunale di Milano per l'udienza del processo Mediatrade. Quando era arrivato, alle 10 di ieri, si era fermato con i suoi sostenitori e non aveva nascosto l'amarezza. «È certamente qualcosa che non va nella direzione giusta per una democrazia, quella di avere il proprio responsabile di governo sottoposto all'umiliazione di passare delle ore in tribunale, mentre ci sono tutti questi accadimenti internazionali importanti, che richiederebbero la sua presenza nel Paese» ha detto il presidente del Consiglio. Poi ha precisato che le accuse nei suoi confronti riguardano «fatti che sono pure invenzioni e rappresentano l'ennesima dimostrazione di una volontà di una procura, quella di Milano, che già per 24 volte mi ha portato a processo con accuse che gli stessi magistrati che poi hanno fatto il giudizio hanno dichiarato infondate. Sarebbe bastato che uno di questi colpi fosse andato a buon segno - ha detto ancora il premier - per ottenere un risultato eversivo, eliminando dalla vita politica chi è stato scelto dal popolo con elezioni democratiche». Il premier è rimasto in tribunale tre ore e mezza e ha fatto dichiarazioni spontanee sull'effettivo utilizzo degli intermediari nel mercato dei diritti tv. L'ultima volta che aveva preso la parola in aula era stato nel 2003, durante il processo Sme. Stavolta la questione è stata semplicemente tecnica visto che il procedimento è un filone secondario del processo Mediaset, sulla compravendita di diritti tv per le reti del Biscione. Il premier è imputato per frode fiscale e concorso in appropriazione indebita. Secondo i pm Berlusconi sarebbe stato «socio occulto» dell'imprenditore Frank Agrama, anche durante il suo mandato da presidente del Consiglio, allo scopo di sottrarre denaro a Fininvest e poi a Mediaset per nasconderlo all'estero ai danni di azionisti e fisco americano e italiano. Per Berlusconi si tratta invece di «accuse false e ridicole». Davanti al gup Maria Vicidomini hanno preso la parola gli avvocati Giorgio Perroni, difensore del banchiere di Arner Bank Paolo Del Bue, e Nerio Diodà, legale della manager del gruppo Fininvest, Gabriella Ballabio, che ha anche rilasciato dichiarazioni spontanee. Nel pomeriggio l'udienza è continuata con l'intervento di Roberto Pisano, difensore di Frank Agrama. Ad accompagnare il premier, c'erano il sottosegretario all'Attuazione del Programma Daniela Santanchè e il senatore Mario Mantovani, sottosegretario alle Infrastrutture e coordinatore del Pdl per la Lombardia. «Il rapporto con la Lega non mi preoccupa assolutamente - ha assicurato la Santanchè - quello che mi preoccupa è che il presidente del Consiglio oggi sia stato 4 ore in tribunale». Dal canto suo, la difesa di Berlusconi si è opposta al deposito da parte dei pm, Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, di due testimonianze, una rilasciata ai pm di Roma e l'altra agli stessi pm milanesi, dal produttore Silvio Sardi, che aveva tracciato il meccanismo della compravendita dei diritti tv. I legali del premier hanno sollevato «una questione procedurale» contro il deposito di nuovi atti, come ha spiegato il suo legale Niccolò Ghedini, in una pausa dell'udienza. «Il giudice si è riservato di decidere sulla loro ammissibilità o meno», ha detto Ghedini. Sardi, produttore milanese che ora lavora a Miami, ha ricostruito nel libro «Filmgate», il meccanismo della compravendita dei diritti tv, quando lui stesso lavorava con il gruppo Mediaset. Oltre un mese fa è stato ascoltato dai pm di Roma e nei giorni scorsi dai pm milanesi, con cui avrebbe ricostruito il ruolo di Frank Agrama e del manager Daniele Lorenzano, imputati nell'udienza Mediatrade. Ghedini ha anche precisato che Gabriella Balladio ha reso dichiarazioni spontanee «negando qualsiasi responsabilità e qualsiasi ruolo dei vertici Mediaset e spiegando perché è stata licenziata». Il prossimo appuntamento sarà il 30 maggio. Nelle prossime udienze parleranno, tra gli altri, le difese di Berlusconi e del figlio Piersilvio, quest'ultimo accusato di frode fiscale. Oltre a loro, dovranno parlare i legali di sette imputati.