Primo raid italiano L'Aula vota sulla Libia
«Missione compiuta». Due Tornado italiani decollati dalla base di Trapani Birgi hanno portato a termine la prima operazione «armata» in Libia da quando il governo ha autorizzato la partecipazione ai bombardamenti sul Paese nordafricano. Si tratta di due velivoli in configurazione «Ids» (Interdiction and Strike) specializzati nell'acquisizione di target specifici a terra, dotati di armamenti di precisione per colpire «bersagli selezionati» che - come confermato dallo Stato maggiore della Difesa - «hanno iniziato a partecipare alle operazioni aeree a protezione della popolazione civile e ad assolvere gli ulteriori compiti assegnati dalla Nato». Atterrati ieri all'aeroporto di Bengasi, poi, gli istruttori italiani «destinati - spiega lo Stato maggiore - ad operare, insieme con i colleghi britannici e francesi, a sostegno del personale libico operante nel costituendo comando operativo del Cnt (Consiglio Nazionale Transitorio)». La guerra va avanti, insomma. E mentre in Libia si continua a sparare, in Italia lo scontro dentro e fuori la maggioranza sull'intervento militare non dà segni di tregua. Il Carroccio tiene il punto. E le opposizioni vanno all'attacco, chiedendo un passaggio parlamentare sull'intervento, con un voto che punta in realtà a certificare la spaccatura nella maggioranza, ripetendo sostanzialmente, almeno negli intenti, il copione andato in scena - non riuscito - il 14 dicembre scorso. Il Pdl ha provato fino all'ultimo ad impedire la conta in Aula ma le opposizioni l'hanno spuntata. La conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha già deciso il calendario: le mozioni parlamentari sulla missione libica saranno votate il 3 maggio. Al momento ne sono state depositate due, dal Pd e dall'Idv, mentre è in fieri quella del Terzo Polo e la maggioranza lavora a un testo che, nelle speranze del Cavaliere, possa riunire Pdl e Lega. Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha comunuque sottolineato che valuterà con scrupolo che il voto sulle mozioni non vada a confliggere con il voto già espresso sulla risoluzione dell'Onu il 24 marzo scorso. Le opposizioni, intanto, incapaci di approfittare del momento delicato del governo e della maggioranza, si spaccano. Favorevole all'intervento la mozione presentata dai democratici che impegna l'esecutivo «a continuare ad adottare ogni iniziativa necessaria per proteggere i civili in coerenza con le deliberazioni dell'Onu e del Parlamento italiano». Anche se, in seno al partito, «una decina di pacifisti» tra deputati e senatori (così si definiscono), sarebbero pronti a votare contro non avendo intenzione di appoggiare «nessun tipo di intervento armato». Disponibili ad aumentare «la flessibilità operativa dei velivoli italiani con azioni mirate contro specifici obiettivi militari» anche Udc e Fli. Contrario alla missione, invece, l'Idv che intende limitare la natura della presenza italiana in Libia a quanto previsto dalla risoluzione 1973/2011 dell'Onu «escludendo esplicitamente la partecipazione attiva del nostro Paese ai bombardamenti» e mirando di fatto a far cadere il governo, sperando nella defezione del Senatur. Responsabile verrebbe da dire, la posizione dei Responsabili, che pur condividendo le perplessità della Lega intendono «rispettare gli impegni presi». Con questo obiettivo è al lavoro il capogruppo dei Luciano Sardelli che, incontrando Berlusconi, gli avrebbe proposto come via di uscita ai problemi con l'Umberto l'indicazione - in una mozione comune - di una specifica che garantisca che l'impegno italiano sarà a tempo. I Responsabili - data la situazione - sarebbero anche disposti a rinunciare alle poltrone. Per ora.