Alla Camera c'è soltanto un deputato
Sono le 16,15. Nell'aula della Camera c'è soltanto un deputato. Un record. È giovedì, mica domenica, ma 644 onorevoli sono altrove. All'ordine del giorno ci sono alcune interpellanze urgenti. La terza è quella di Enzo Raisi, l'unico presente: è rivolta ai ministri dell'Economia e della Giustizia. L'esponente di Fli chiede lumi su una compravendita di immobili a San Lazzaro di Savena, un paese in provincia di Bologna. Risponde la sottosegretaria all'Economia Sonia Viale. Presiede l'Aula Antonio Leone. Tutti gli altri banchi sono vuoti. Un deputato, un rappresentante del governo, un presidente. Meno anche dei commessi, che sono quattro, e degli stenografi, anche loro quattro. Dopo una ventina di minuti si siedono sulle tribune i ragazzi di una scuola. Leone li guarda sconsolato. Dopo quella di Raisi, ci sarebbero altre cinque interpellanze urgenti. Ma non ci sono i rappresentanti del governo a cui sono rivolte né gli onorevoli che le hanno presentate. A Leone non resta che annunciare: «Governo e deputati hanno concordato di posticiparle. La seduta è sospesa». Le cinque interpellanze che non sono state discusse sono firmate da ben 125 deputati. Ma nessuno era in Aula. Del resto sarà pure un giovedì ma è tra Pasqua e il Primo maggio. Qualche onorevole sarà rimasto a casa. Anche se un quesito sorge davvero spontaneo: ma se sono interpellanze «urgenti» perché non le segue nemmeno chi le presenta? Qualche deputato cammina in Transatlantico, qualcun altro va diretto alla buvette ma non più di tre-quattro: Pepe del Pdl, ora iscritto ai Responsabili, Della Vedova di Fli. Un altro paio. C'è Fabio Rampelli (Pdl). Parla con alcune persone, risponde al telefono, poi si volta e saluta: «Vado a lavorare, tanto qui non si fa un c.». Ha ragione da vendere. Eppure c'è la guerra, la crisi, al limite anche il rimpasto ma la Camera è deserta. La prossima seduta è prevista martedì alle 11. Si sa, dopo tanto lavorare si avrà pure diritto a tirare il fiato qualche giorno.