La repressione non si ferma. Bombe e cannonate su Daraa
Ancora sangue sulla terra di Siria. Il regime di Bashar Assad continua a mostrare il suo volto più feroce e a massacrare civili che protestano per ottenere la libertà e la democrazia. Ieri carri armati e aerei hanno attaccato Daraa, la città a sud del Paese epicentro della rivolta contro il governo. E per evitare che le immagini della repressione facciano il giro del mondo, almeno secondo gli attivisti per i diritti umani che inviano messaggi tramite «Twitter», le autorità aeroportuali controllano nei computer dei passeggeri che lasciano il paese la presenza di foto o di video delle proteste. Ma, oltre alla minaccia di sanzioni da parte dell'Ue, anche la maggioranza al potere si sta dividendo sul modo in cui il regime affronta la rivolta: centinaia di appartenenti al partito Baath si sono dimessi per protestare contro le violenze dei servizi di sicurezza. A Dara, intanto, è stata battaglia. Un testimone ha riferito che i soldati del quarto reggimento, inviati da Damasco avrebbero fronteggiato quelli del quinto reggimento, che martedì si erano rifiutati di aprire il fuoco sui manifestanti. L'operazione, hanno sottolineato fonti governative, è scattata dopo che sulle alture del Golan «gruppi estremisti terroristici» hanno attaccato i soldati di Assad, uccidendone tre e ferendone 15. Nella notte cinque persone, tra cui una bambina di 6 anni, erano state uccise dai cecchini. Sarebbero, inoltre, circa 800 le persone arrestate a Duma, sobborgo di Damasco, dall'inizio dell'insurrezione. E sui social network è stata diffusa la notizia che il campo di calcio è stato trasformato in un centro di dentenzione a cielo aperto, come è avvenuto a Santiago del Cile dopo il golpe di Pinochet. Nella città, messa nei giorni scorsi sotto assedio, le scuole sono chiuse e le linee telefoniche e Internet sono interrotte, come è avvenuto a Daraa. Il capo dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, Rami Abdul-Rahman, ha riferito poi che sono 453 i civili uccisi fino a questo momento e oltre 50 soldati avrebbero perso la vita. Significative, in questo quadro, le dimissioni dal partito al potere, prima di 30 membri, in serata di altri 203. «Le pratiche dei servizi di sicurezza nei confronti di cittadini inermi a Banias (nordovest della Siria) e nei villaggi vicini, in particolar a Baida, sono contrarie a tutti i valori umani e agli slogan del partito» Baath, è scritto nel testo firmato dai membri dimissionari, originari proprio della regione di Banias. Nel comunicato si citano inoltre «perquisizioni in abitazioni, l'utilizzo di proiettili veri e le discriminazioni nei confronti di persone, abitazioni, moschee e chiese».