Bossi: "C'è una nostra mozione"
Clima difficile nella maggioranza sulla Libia. Per ora il governo tiene, ma l'alleanza tra la Lega e Pdl potrebbe scricchiolare. Da una parte, infatti, l'Umberto non arretra di un millimetro e avverte il premier che, «se non cambia linea, può capitare di tutto», dall'altra gli fa eco Berlusconi che, confortato dalla posizione del Quirinale, ritiene essere stato necessario il cambio di passo rispetto alla crisi libica per non penalizzare l'Italia sul fronte del prestigio e del peso rispetto agli alleati. E quel tutto Bossi lo annuncia in serata quando dice ai giornalisti: «Oggi abbiamo presentato una mozione, la potete leggere domattina (oggi, ndr) sulla Padania, in cui tra le altre cose si chiede di stabilire la data in cui si terminano le ostilità». Nel testo poi ci sarebbe l'impegno a non aumentare la pressione tributaria per finanziare la missione. E il senatùr ha aggiunto: «Che esista un missile intelligente, preso dalla Russia, qualche dubbio ce l'ho. Io non ne conosco di missili intelligenti. E comunque noi siamo contrari alla guerra». Insomma due posizioni contrapposte tanto che, sia in casa Pdl che in via Bellerio, l'unico dato sul quale la maggioranza sembra concorde è che allo stato la situazione è quantomeno caotica. Il progetto, almeno nelle intenzioni del Pdl, sarebbe quello di ammorbidire l'alleato leghista e costringerlo ad accettare una mozione di maggioranza, ovviamente in versione soft, in cui siano bandite le espressioni «bombardamenti» e «interventi via terra». Due obiettivi che, per ora, non sembrano aver raccolto segnali positivi da parte dei leghisti anche se, da Palazzo Grazioli, trapela la convinzione che basteranno le prossime 96 ore per comporre il puzzle. Intanto a tenere banco nell'agone politico sono le dure prese di posizione dei vertici leghisti che non hanno evitato critiche al premier. Era stato infatti il ministro leghista Roberto Calderoli ad agitare le acque con un'intervista a ilsussidiario.net: «Ad oggi, non vedo vie d'uscita. Si rischia di chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati». Una presa d'atto della difficile situazione alla quale il responsabile della Semplificazione normativa aggiunge una stoccata ai berlusconiani per l'interpretazione che hanno dato alla vicenda: «È abbastanza irritante sentir parlare di fibrillazioni interne alla Lega: se c'è un partito in cui quando parla uno, Bossi, parlano tutti è proprio il nostro». Parole che trovano l'immediata conferma di Manuela Dal Lago, presidente della Commissione Attività produttive della Camera, che spiega: «Non credo che sia a rischio il governo, ma una cosa è certa: mi pare che Berlusconi si sia fortemente dimenticato di avere un compagno di viaggio che lo ha fortemente sostenuto fino ad ora». Comunque, prosegue, «l'ultima parola spetta a "il capo". Sarà Bossi a indicarci la strada, come sempre». Una strada che l'Umberto sembra già aver tracciato. In ballo c'è il voto amministrativo e ora, quello che più conta è dare risposte al proprio elettorato sempre più stanco di fare la stampella di Berlusconi. Ed ecco che anche il voto di Milano diventa argomento per Bossi per creare un po' di scompiglio nel Pdl: «A Milano corre Berlusconi, se perde, perde Berlusconi». Intanto gli occhi sono tutti puntati al prossimo 3 maggio quando la Camera dovrà discutere e votare una mozione sulla decisione di iniziare a bombardare in Libia. Un voto che potrebbe trasformarsi un un vero e proprio scoglio per la maggioranza che rischia, se Pdl e Lega non dovessero convergere su un'unica mozione, di spaccarsi. Un'ipotesi alla quale nessuno ancora pensa ma che Calderoli non esclude: «La politica estera è una cosa, la missione in Libia un'altra, così come non fa parte del programma elettorale. Non ci sentiamo legati al programma su questo, anche perché non se ne era mai parlato». Il Pdl cerca intanto così di gettare acqua sul fuoco. In prima linea si è schierato il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto, che ha assicurato: «Nei prossimi giorni lavoreremo per far si che comunque venga consolidata l'alleanza di governo». Intento condiviso anche dal ministro Giorgia Meloni che commenta: «l'alleanza con la Lega è ormai forte e va avanti da tanti anni. Ha prodotto grandi risultati per il popolo italiano, ed è per questo che non c'è motivo di arrivare a una rottura. Abbiamo tutti i presupposti per trovare una soluzione condivisa».