Medvedev volta le spalle al Raìs
Loha riferito ieri il braccio destro del leader russo, Sergey Prikhodko, spiegando che «il presidente non ha dato istruzioni per convocare un Consiglio di sicurezza Onu sulla Libia». L'altroieri Tripoli aveva invitato la Russia a convocare un Consiglio di Sicurezza straordinario delle Nazioni Unite per discutere il bombardamento degli aerei Nato di lunedì contro Bab al-Aziziya, il compound dove si trova la residenza del colonnello. Tripoli aveva ricordato come l'intensificazione dell'aggressione dei Crociati e il tentativo di rendere Gheddafi un bersaglio della Nato rappresentassero una violazione della risoluzione 1973 e delle convenzioni internazionali. Intanto il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha autorizzato un pacchetto di aiuti di 25 milioni di dollari agli insorti libici che si oppongono al regime del Raìs. Il memorandum per il segretario di Stato Hillary Clinton e per il capo del Pentagono, Robert Gates, approva la richiesta di fondi avanzata dalla Clinton nei giorni scorsi, ma non è un assegno in bianco e il pacchetto di beni e servizi non includerà armi e armamenti. Secondo la direttiva, i beni e servizi serviranno a «sostenere importanti partner del governo degli Stati Uniti come il Consiglio nazionale di transizione negli sforzi volti a proteggere i civili e le aree abitate da civili sotto minaccia di attacco in Libia». Anche ieri Misurata, terza località della Libia, è stata al centro dell'offensiva delle forze governative che stanno cercando di riprendere il controllo della città portuale in mano agli insorti. La situazione è in stallo, gli uomini di Gheddafi mantengono l'assedio e anche la via del mare ieri è rimasta chiusa a qualsiasi nave: non è potuto entrare in porto un cargo con aiuti umanitari e non è stata in grado di uscire la «Red Star One», con a bordo un migliaio sfollati dell'Africa sud-sahariana, soprattutto nigeriani, ghanesi e sudanesi. Secondo gli insorti che comunicano con telefoni satellitari, le forze fedeli al leader libico stanno martellando con colpi di mortaio tutto il distretto a ovest di Misurata. I rappresentanti di 61 tribù libiche hanno firmato un appello in cui evidenziano la volontà di costruire una nuova Libia senza Gheddafi. Lo si legge in un documento diffuso dal filosofo francese, Bernard-Henri Levy, ma redatto a Bengasi, la roccaforte degli insorti della Libia orientale, il 12 aprile. «Noi libici veniamo da una sola tribù, quella dei libici liberi, e combattiamo contro l'oppressione e le spirito malvagio della divisione», si legge nell'appello dei leader tribali, i cui originali in arabo sono stati pubblicati sul sito web della rivista di Levy, «La Regle du Jee». «Davanti alle minacce per l'unità del nostro paese, davanti alle manovre e alla propaganda del dittatore e della sua famiglia, noi solennemente dichiariamo: niente potrà dividerci», prosegue la lettera dei capi tribali. «Noi condividiamo lo stesso ideale per una Libia libera, democratica e unita - si conclude il documento - La Libia di domani, una volta che il dittatore se ne sarà andato, sarà una Libia libera, con capitale Tripoli e dove potremo costruire una società civile secondo i nostri desideri». Mar. Coll.