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È Pasqua. I Palazzi vanno in vacanza

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Vacanze come nelle scuole ma retribuzioni da top manager. Per deputati e senatori la Pasqua dura più di una settimana. Altro che tornelli di brunettiana invenzione per inchiodare gli statali dietro la scrivania. Ai parlamentari servirebbe ben altro se, come dimostra il calendario dei lavori e la percentuale delle presenze tra Aula e Commissioni, coloro che hanno una presenza assidua in Parlamento sono una minoranza. Lo stesso Berlusconi una volta disse fuori dai denti che una trentina di parlamentari sarebbe più che sufficiente per far funzionare la macchina istituzionale. Ecco quello che è successo per la Pasqua. La Camera si è fermata mercoledì scorso. Alle 15,30 tutti hanno avuto il via libera. Si rivedranno dopo una settimana, il 27 aprile; giusto il tempo per raggiungere qualche amena località turistica e poi digerire la Pasquetta in tutta pace rientrando quando la maggioranza degli italiani ha ricominciato l'attività. Va meglio ai senatori. Anche l'Aula di Palazzo Madama ha terminato i lavori mercoledì 20 ma riaprirà il 3 maggio. Anticiperanno di qualche giorno le Commissioni; la Bilancio ha fissato il primo appuntamento post Pasqua per venerdì 27. Ma non è tutto. Doppiata la Pasqua, ai parlamentari spettano, a dir tanto, sette giorni di attività. Poi di nuovo i lavori restano sospesi per una settimana, quella che precede la consultazione per le amministrative del 15 maggio. Fannulloni strapagati? Giorgio Stracquadanio, esponente di punta del Pdl, la definisce una polemica pretestuosa quanto priva di fondamento. «Il Parlamento sta lavorando a pieno ritmo ma dal momento che sono in discussione i decreti di attuazione di leggi già varate, la stampa è meno attenta. Come norme di dettaglio sono meno sexy, non rientrano nel grande dibattito politico». Stracquadanio va oltre: «E poi chi critica si metta d'accordo con se stesso: se facciamo troppe leggi non va bene e se ne facciamo poche non va bene lo stesso». Ma dall'indagine dell'associazione Openpolis che per oltre due anni ha monitorato i parlamentari, la realtà che emerge è tutt'altra. I più impegnati sono il senatore Udc D'Alia e il deputato Idv Borghesi, il primo con un indice di produttività (la somma di diversi fattori, tra cui presenze in aula, votazioni, emendamenti, interrogazioni) mostruoso, 1115. Basti pensare che quelli che lo seguono, i Pdl Vizzini e Malan sono a 785 e 726. Indice che alla Camera scende per la maglia rosa Borghesi a 806, superiore di poco a quello di altri deputati, in gran parte Pdl. La classifica degli improduttivi vede al primo posto il deputato Niccolò Ghedini del Pdl, avvocato del premier, e il senatore Sebastiano Burgaretta Aparo del Pd, con indici rispettivamente di 7,23 e 11,33. Nella top ten degli improduttivi figurano anche, tra gli altri, Angelucci e Verdini (Pdl), Tremaglia (Fli) e D'Alema (Pd) alla Camera e Tedesco, Crisafulli, Zavoli (Pd) e Dell'Utri al Senato. Per quanto riguarda l'attivismo dei gruppi, i dipietristi si prendono il primo posto in entrambe le Assemblee, seguiti, a Palazzo Madama, da Udc, Pd, Pdl, Fli, Lega e Misto e a Montecitorio da Lega, Udc, Pd, Fli, Pdl e Misto. Spetta a un senatore Pdl, Giorgio Costa, il record dei disegni legge: ne ha proposti 76, anche se solo uno è stato approvato.

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