Terzomondisti sorpassati

È caldo, piatto e affollato. Non si tratta di un ristorante del centro storico di Roma, ma della fotografia del mondo contemporaneo scattata da Thomas L. Friedman in un importante saggio sulla globalizzazione, i suoi limiti e le sue sfide. Eppure quelle pagine riguardano molto da vicino la Città Eterna, un tempo capitale di una potenza globale (l’impero romano), oggi metropoli al centro del Mar Mediterraneo. Roma per posizione naturale, storia e incalcolabile capriccio del caso è una città di morbido disegno e scartavetrato futuro, adagiata sui sette colli e su un fiume tranquillo come il Tevere, è destinata ad assorbire gli shock delle ondate migratorie e partecipare di volta in volta allo scontro tra le nazioni che cercano nuovi spazi vitali. È una sorte ciclica a cui Roma non si sottrae, non sfugge da secoli. Le rivoluzioni dei gelsomini nel Mediterraneo, la guerra in Libia, la massa di uomini e donne che preme dal Sud del mondo, hanno rimesso la demografia al centro degli interessi della politica.  E Roma, città di pellegrini, viandanti, culla della Chiesa e dell’insegnamento di Pietro, si ritrova, ieri come oggi, a fare i conti con la realtà e mediare tra l’accoglienza e la carità del buon Gesù e i limiti terreni di un mondo dove le risorse sono scarse, le tensioni tra i popoli un fiume in piena, la disoccupazione in aumento e le risposte della governance globale in tremendo ritardo rispetto ai problemi e alla loro urgente soluzione. Così il problema dei profughi del Nord Africa e l’irrisolto tema di convivenza e integrazione di rom, zingari e popoli nomadi all’interno della civis romana, ritornano in prima pagina perché è la contemporaneità a fare l’agenda e non la politica. Il mondo cambia alla velocità delle connessioni digitali e dell’informazione in tempo reale, ma le amministrazioni nazionali e locali, il mondo delle imprese e gran parte dell’establishment faticano a dare una risposta compiuta ed efficace. Ho letto molte dichiarazioni di soloni, parrucconi e tartufoni vari all’opera in questi giorni. È il partito dello IAP, quello degli Intelligenti A Prescindere. Noi siamo più modesti e terra terra. Non si aiuta il sindaco Gianni Alemanno dicendo «accogliamoli tutti» e poi lavandosene le mani. Questa soluzione da terzomondisti che fanno pagare agli altri il conto della loro piccola ideologia (perdente) non funziona più. Non lo sanno, ma stanno già contribuendo alla rielezione di Alemanno sindaco.