Ombre sulla morte di Arrigoni
Il blitz delle forze di sicurezza di Hamas alimenta i dubbi sull'omicidio di Vittorio Arrigoni. Ieri durante l'operazione a Nuseirat per catturare i sospettati, due di loro sono morti. La versione ufficiale parla di «suicidio». Lo riferisce Ihab Ghussein, il portavoce del ministero dell'Interno di Hamas, precisando che la polizia ha fatto irruzione nella casa in cui si nascondevano gli uomini dopo un duro scontro a fuoco. Uno dei militanti ha lanciato granate ai suoi due complici, ferendoli, e poi si è sparato. Cinque poliziotti di Hamas sono rimasti feriti nell'operazione e una ragazza è stata colpita alla gamba mentre stava fuggendo dalla sua casa. Arrigoni, attivista pro-palestinese, è stato strangolato a morte a Gaza la scorsa settimana poco dopo il suo rapimento. Assediato dalle forze di sicurezza di Hamas nel campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza, il giordano Abu Abdel Rahman Bereitz, la mente del sequestro secondo la versione ufficiale, ha lanciato una granata verso altri due complici e poi si è sparato. Uno degli altri due membri del commando salafita, Mohammad Salfiti, è morto poco dopo e il terzo, Bilal al-Omary, è rimasto lievemente ferito ed è stato arrestato. Un altro palestinese, arrestato durante le indagini per il sequestro del volontario italiano, è morto in ospedale dove era stato portato dalla prigione di Gaza. Abdel Rizk, 52 anni, era sospettato di far parte della cellula salafita e il fratello ha raccontato che era perseguitato dalla polizia di Hamas. Il sequestro e la morte di Vittorio Arrigoni sono stati subito attribuiti a «salafiti» che volevano screditare l'immagine di Hamas. L'Anp da Ramallah, però, aveva subito denunciato che almeno due degli autori erano sul libro paga di Hamas. E la milizia che controlla Gaza è stata costretta a confermarlo quando ha diffuso i nomi e le foto dei ricercati. La madre del giordano ha smentito la versione di Hamas che descrive il figlio come un terrorista legato ad Al Qaeda. Hamas ha risolto il caso senza troppe indagini e ha eseguito la pena di morte come prevede l'ordinamento di Gaza. Al contrario di quanto auspicava la madre di Vittorio Arrigoni. «So che a Gaza vige la pena di morte - ha detto Egidia Beretta a PeaceReporter -. I presunti esecutori dell'omicidio di Vittorio, se ritenuti colpevoli, verranno quasi sicuramente uccisi. Io sono contro la pena di morte, e anche Vittorio lo era. Considerava la vita come il valore supremo. Per questo, chi dovrà giudicare i suoi assassini sappia che Vittorio non avrebbe mai voluto che fossero condannati a morte». Desiderio che non è stato esaudito.