Il Pdl litiga a borsettate

Come vanno le cose nell’asilo della Libertà? Benissimo, i giochi infantili proseguono alla grande. A Milano si è aperta una dotta discussione tra la signora Letizia Moratti (sindaco) e lady Daniela Santanché (sottosegretario). Il dibattito s’è trasformato in un match a borsettate. Entrambe sono due tipini con una sola vocazione: il comando. Potete immaginare cosa stia venendo fuori dal confronto sulla candidatura-rinuncia di quella sagoma che ha riempito la città ambrosiana di cartelli con la scritta «Le Br in Procura». La città lombarda mi sembra tramontare, avvolta troppi mesi all’anno nella sua pioggia e nebbiolina sempre più timida, la sua classe dirigente è in declino e Roma al confronto - pur con i suoi limiti - è una città che offre ancora un sistema di relazioni politiche, sociali e perfino finanziarie di più alto livello. Ma a Milano si vota e non bisogna dimenticare che tutta l’avventura personale e politica di Berlusconi comincia nella città simbolo del riformismo italiano. Una sconfitta del Pdl alle elezioni del capoluogo lombardo o anche un’affermazione di misura al secondo turno, sarebbe un brutto segnale per il centrodestra. Lo scrivo scartavetrando bene le parole: caro Berlusconi, sarebbe l’inizio della fine. Quel che accade a Milano è una lezione per la Capitale e la sua amministrazione. Il sindaco Alemanno giochi bene la sua partita finale, punti su pochi progetti concreti, stia vicino ai cittadini, sia pop, se ne infischi dei giochetti di partito, lasci perdere le cricche del politicamente corretto, riprenda in mano il filo della sua narrazione politica e la traduca in fatti. È anche nel voto di Roma che la storia del berlusconismo e della destra potrebbe chiudersi o conoscere una nuova stagione.