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Così riparte la ricerca

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Il ministro Mariastella Gelmini

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Un avveniristico acceleratore per elettroni e positroni ad alta luminosità. Lo sviluppo della scienza della vita tramite avanzamenti nella teoria di sequenziamento del Dna e dell'Rna. Un progetto di analisi scientifica e tecnologica dedicato al mare. Una «piattaforma innovativa automatizzata a contenuto nanotecnologico per la diagnostica avanzata». Il rilancio dei processi di conoscenza, tutela, valorizzazione e sicurezza dei beni culturali del Paese. Un sistema di comunicazione satellitare per scopi istituzionali. Ma anche un avanzamento nei progetti per la costruzione di centrali nucleari e un «satellite-spia» ad altissima risoluzione. In barba a chi - nelle piazze - la dà per morta e sepolta, la ricerca riparte. E cambia passo. Finita l'epoca degli investimenti a pioggia, la parola d'ordine è «qualità». Questo il diktat di Mariastella Gelmini. Il ministro dell'Istruzione ha presentato al Senato il Piano nazionale della Ricerca (Pnr). Saranno 14 i «progetti bandiera», ovvero quei progetti di interesse strategico nel campo della ricerca scientifica che potranno contare su uno stanziamento del Cipe di 1,722 miliardi di euro previsto per il triennio 2011-2013, che potrà generare poi un volume complessivo di investimenti di circa 2.522 milioni di euro per l'intero arco temporale di attuazione dei progetti. Il Pnr prevede anche otto piani «di interesse» e stabilisce «indirizzi e strategie» da adottare nei settori della ricerca per il rilancio dell'economia e dello sviluppo italiani. Sarà finanziato con risorse proprie degli enti di ricerca (una quota del 7% del loro fondo di finanziamento) e con una quota del Fondo di agevolazione e ricerca (Far). I «progetti bandiera» - che hanno nomi futuristici che vanno dal «super b factory» (un avanzatissimo acceleratore di elettroni e positroni), al «cosmo-skymed II generation» (una costellazione di due satelliti per l'osservazione della superficie terrestre) - hanno come obiettivi l'integrazione fra pubblico e privato, la prospettiva internazionale degli studi, il potenziamento del capitale umano e la formazione dei giovani. Il terreno da battere è quello del finanziamento privato. Se, infatti, il contributo pubblico alla ricerca è abbastanza in linea con la media europea, la propensione all'investimento della struttura produttiva italiana, caratterizzata dalla prevalenza di piccole e medie imprese poco propense al rischio di investire in sviluppo e innovazione, va stimolata. Al centro dell'attenzione di Italia e unione europea è anche il Mezzogiorno. «Il Programma operativo nazionale "Ricerca e Competitività" - recita il documento di presentazione del Pnr - che stanzia complessivamente 6.4 miliardi di euro per le regioni Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, ripercorre le linee operative del Pnr». Previsti nel piano anche otto «progetti di interesse», che mirano a sviluppare network di nanotecnologie, sistemi integrati di telecomunicazioni, una piattaforma di controllo della crisi dei sistemi socio economici complessi, l'«internet del futuro». A far discutere, però, dopo la retromarcia del governo sull'atomo, potrebbe essere il progetto (curato da Enea, Cnr e Istituto nazionale di fisica nucleare: costo circa 14 milioni di euro) che riguarda l'ambito nucleare: è «orientato al rafforzamento del sistema energetico nazionale insufficiente a soddisfare la crescente e inevitabile domanda di energia» e tra gli obiettivi a breve termine si propone la «realizzazione di reattori a elevato grado di sicurezza, la ricerca sui siti, la ricerca sulle soluzioni tecnologiche per lo smaltimento dei rifiuti». Tra gli obiettivi a medio-lungo periodo ci sono invece «nuovi reattori di IV generazione e neutroni veloci, con standard di sicurezza elevatissimi». Servirà per i Paesi europei, spiegano dal governo.

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