Ciancimino arrestato per calunnia
Dai salotti della tv che conta, i blog più frequentati, le «ospitate» più illustri per presentare il suo ultimo libro, al carcere. Senza passare dal via. Massimo Ciancimino, il testimone chiave dell'indagine sulla presunta trattativa Stato-mafia, quello che a più riprese ha legato Silvio Berlusconi a Cosa Nostra, è stato fermato ieri con provvedimento urgente firmato dalla procura di Palermo per calunnia pluriaggravata nei confronti dell'ex capo della polizia Gianni De Gennaro. Il figlio dell'ex sindaco di Palermo, che stava andando in Francia per le vacanze pasquali, è stato rintracciato in un'area di sosta dell'Autosole vicino Parma e condotto in questura, dove è rimasto per oltre cinque ore. Da lì, è stato portato in carcere. Ciancimino junior aveva tirato in ballo De Gennaro l'anno scorso di fronte ai magistrati di Agrigento che indagavano sulle stragi palermitane del '92, legando il suo nome a quello del personaggio principale dei suoi numerosi racconti, il misterioso «signor Franco»: un uomo degli apparati di sicurezza in confidenza con suo padre, che avrebbe avuto un ruolo nella presunta trattativa tra Stato e mafia, stando alle parole del testimone. «Il signor Franco era vicino a De Gennaro», svelò Ciancimino junior in un interrogatorio non troppo convincente, nel dicembre 2010. Furono gli stessi magistarti nisseni ad iscriverlo poco dopo nel registro degli indagati per calunnia e rivelazioni d'atti d'ufficio. Lo scorso luglio, poi, la svolta. Il figlio di Don Vito consegna ai magistrati palermitani un documento del padre, che risalirebbe ai primi anni '90, con 12 nomi di investigatori e politici, tra cui l'ex ministro Franco Restivo, l'ex questore Arnaldo La Barbera, il funzionario del Sisde Bruno Contrada, il generale dell'Arma Delfino e il funzionario dell'Aisi Lorenzo Narracci. Nella lista c'è anche un tale «Gross» e, accanto, le iniziali «F/C», che, a dire del figlio dell'ex sindaco, indicherebbero i due nomi con cui lo 007 era noto: «Franco» e «Carlo». Una freccia collegava poi «Gross» a un altro cognome: «De Gennaro», appunto. Peccato che - secondo le indagini svolte dalla polizia scientifica - «il nome di De Gennaro è stato estrapolato da un altro documento e posto in quel foglio». Ciancimino ha mentito: questa la notizia. E chi mente una volta, può mentire ancora. O può averlo già fatto. Adesso la sua affidabilità di testimone va a farsi benedire. E dire che era diventato l'idolo della Sinistra. Ospite fisso ad Annozero, con tanto di lacrima in diretta tv il 25 novembre scorso mentre Sandro Ruotolo intervista la madre, che non è d'accordo con il fatto che suo figlio collabori con la giustizia perché «C'è tanta gente malvagia lì fuori, non si può mai sapere. E poi hanno minacciato suo figlio». Share alle stelle anche per L'infedele di Gad Lerner quando, sempre nel novembre scorso, Ciancimino junior - ormai diventato una star - in prima serata diceva agli italiani: «Mio padre incontrò Berlusconi». L'ultima ospitata il 18 aprile scorso. Il figlio di Don Vito interviene niente meno che al festival internazionale del giornalismo di Perugia. «Rappresento una figura anomala - esordisce - I miei racconti mirano molto in alto e coinvolgono personaggi. Ogni volta che dico una parola c'è il rischio di una calunnia. Laddove non ho elementi per supportare quello che dico, mi inducono a una prudenza eccessiva. Ma quando riesco attraverso dei documenti a dimostrare quello che dico, produco tutto alla magistratura, ma è un lavoro molto complicato - ammette - Non è facile interpretare tutti gli scritti di mio padre». Appunto. Gli scritti, falsi. Ma Ciancimino va oltre. La conclusione cui arriva è da vera lezione di giornalismo. E di vita: «Non so se sulla trattativa si arriverà a un processo, a mettere alla sbarra questi potenti, ma credo che su quello che successo non c'è bisogno di un processo: ci siamo fatti già un'idea tutti e credo di aver dato un grande contributo a questo risveglio delle memorie», conclude. Applausi. Incredibile. Adesso Ciancimino è in galera. Il popolo della sinistra è in difficoltà. Sul sito de Il fatto quotidiano, che ospita addirittura un blog del figlio di Don Vito, i lettori si scambiano commenti confusi. In molti prima incoraggiavano il testimone ad andare avanti. Gianna Mion, ad esempio, il 12 gennaio scorso scriveva: «Non molli, sono le persone come Lei che cambieranno il mondo. Il suo coraggio non ha paragoni, mi dà la speranza che l'Italia non sia morta. Auguro a lei e alla sua famiglia ogni Bene. Grazie per questa grande lezione di civiltà, onore, coraggio, fiducia che ci dà quotidianamente». O Massimo Esposito: «È un peso enorme quello che porti, e il peso è moltiplicato dalla consapevolezza di coinvolgere un anima innocente (il figlio, ndr). Eppure devi essere orgoglioso perché sei un faro che getta luce sulle ombre più oscure della storia di questo nostro amato paese». Adesso, dopo la notizia dell'arresto, i fan di un tempo non sanno più come reagire. Gli antoberlusconiani di ferro resistono: «L'unico modo di difendersi è screditare il testimone principale», scrive Sergio. «Gù le mani da Ciancimino mister B , se no poi ci pagherai anche questa», gli fa eco minacciosa Fili. Ma qualcosa comincia a non tornare anche tra i più agguerriti. Salvatore prova a farli ragionare: «Probabilmente i lettori che mi hanno preceduto nel commento e che asseriscono che Ciancimino sia stato arrestato sostanzialmente per porre fine alla sua “scomoda” collaborazione dimenticano che il provvedimento di fermo a Ciancimino è stato firmato tra gli altri da Ingroia (uno dei pm che indagano suul Cav, ndr)». Sarma72 non sa più che pesci prendere: «Quindi? Cade il cosiddetto “teorema”? - scrive in preda al panico - Travaglio illuminaci per favore».