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Laudati il procuratore che fa paura

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Venerdì ha lasciato la procura di Bari dopo vent'anni di onorata carriera. Il pubblico ministero Giuseppe Scelsi, negli ultimi tempi balzato agli onori della cronaca per le indagini sui rapporti tra la escort Patrizia D'Addario e il premier Silvio Berlusconi, è stato promosso alla procura generale. Lo ha esplicitamente richiesto e non è un caso. A pesare sulla sua scelta i non ottimi rapporti con il capo della procura Antonio Laudati che avrebbe sollevato qualche osservazione sul modo in cui venivano condotte le indagini sul caso D'Addario. Indagini che, dopo le rivelazioni del 2009 si sono praticamente fermate. Ma i dissidi tra Laudati (che a Bari è arrivato nel settembre 2009) e Scelsi sono solo l'ultima puntata di una guerra che vede il procuratore capo assoluto protagonista. Un po' di storia. La magistratura barese è sempre stata un ottimo «bacino di pesca» per il centrosinistra. Da qui arrivano il sindaco di Bari Michele Emiliano, il senatore Pd Gianrico Carofiglio, il suo collega Alberto Maritati (entrato per la prima volta a Palazzo Madama nel 1999 con i Ds ndr) e l'attuale assessore regionale all'Ambiente Lorenzo Nicastro. Per completezza va poi ricordato che Scelsi è sempre stato vicino a Magistratura democratica, una delle correnti di sinistra dell'Anm, mentre il suo collega Roberto Rossi è diventato membro del Csm sostenuto dal Movimento per la giustizia (altro gruppo di sinistra). Laudati si inserisce in questo contesto che, al suo arrivo, è reso particolarmente incandescente da battaglie intestine tra pm, fughe di notizie e una certa sovraesposizione mediatica delle toghe. Immediato il giro di vite. Che produce anche vere e proprie «eccezioni» nel panorama della giustizia italiana. Qualche giorno fa, ad esempio, è stata arrestata la presunta «talpa» che avrebbe passato al Corriere della Sera i verbali di interrogatorio di Giampaolo Tarantini. In ogni caso Laudati riorganizza anche la gestione delle indagini. Costituisce pool di magistrati e ne affianca due a Scelsi: Eugenia Pentassuglia e Ciro Angelillis. I maligni parlano di «commissariamento» e non è escluso che anche questo esacerbato i rapporti tra i due. Di certo il procuratore capo non vuole che il caso D'Addario-Berlusconi venga trattato con superficialità e vuole avere contezza di tutti i fatti prima di prendere qualsiasi decisione. Un atteggiamento che lo ha immediatamente etichettato come «berlusconiano». Peccato che il Csm abbia aperto un fascicolo su di lui per l'accusa opposta: troppo amico di Nichi Vendola. Al punto da organizzare, con il contributo economico della Regione, un'iniziativa sul tema della giustizia con ospite il governatore. Che però è stato indagato, uscendone indenne, nell'ambito dell'inchiesta sulla gestione della Sanità in cui è stato chiesto l'arresto del senatore Pd Alberto Tedesco. Il fascicolo è stato aperto sulla base di un esposto anonimo sostenuto da una relazione del procuratore generale di Bari Antonio Pizzi. E proprio il carattere anonimo della denuncia ha immediato scatenato la fantasia dei «complottisti» mentre la giunta barese dell'Anm ha difeso Laudati attaccando la «vile pratica del dossieraggio». Di certo la sua gestione ha dato fastidio a qualcuno. Sarebbe bello capire a chi.

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