La lingua del Colle
Caro direttore In riferimento all'articolo «Presidente usi l'italiano» di Federico Guiglia, pubblicato il 15 aprile, vorrei innanzitutto riconoscere all'autore di aver articolato la sua tesi, secondo la quale il Presidente della Repubblica dovrebbe esprimersi sempre in italiano anche nei propri impegni internazionali, in modo garbato, ed ispirato - come egli stesso afferma - da «affetto onesto» verso il Presidente Napolitano. La scelta del Capo dello Stato di esprimersi prevalentemente in inglese all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite era finalizzata alla comunicazione nel modo più efficace ed incisivo del messaggio italiano alla comunità internazionale. L'uso delle lingue ufficiali dell'Onu, e in particolare dell'inglese, è del tutto in linea con quanto avviene comunemente in quel foro - ad esempio, nella sessione generale dello scorso settembre un gran numero di interventi da parte dei Capi di Stato e di governo era stato pronunciato non nelle rispettive lingue nazionali ma in inglese o in francese. Il 28 marzo era importante che la voce dell'Italia all'Onu risuonasse nella maniera più convincente per quella platea, toccando temi delicati e prioritari per la nostra politica estera quali il Mediterraneo e la crisi libica, la riforma del Consiglio di Sicurezza e la pena di morte: e non c'è traduzione simultanea da parte degli interpreti, mi creda, che sia efficace quanto la viva voce dell'oratore. Quanto al Gruppo di 9 Presidenti «Uniti per l'Europa», che ha tenuto il suo incontro annuale a Budapest, si tratta di una sede di lavoro informale in cui da parte di tutti i Presidenti si adotta, proprio per questa sua caratteristica, l'inglese come lingua veicolare. Nella successiva conferenza stampa, in assenza di cabine di interpretariato in tutte le lingue, solo due dei nove Capi di Stato presenti si sono avvalsi di traduzioni. Vorrei comunque richiamare l'attenzione dell'autore e dei suoi lettori sul fatto che il Presidente Napolitano si avvale regolarmente dell'italiano negli interventi pubblici e nei discorsi ufficiali in occasione di visite di Stato e di lavoro all'estero, come è avvenuto proprio in questi giorni a Praga e Bratislava ed era avvenuto in febbraio a Berlino. Né occorre sottolineare l'impegno del Presidente nel sostenere dovunque iniziative di insegnamento e diffusione della lingua italiana all'estero. Confidando di aver contribuito a chiarire la questione sollevata nell'articolo, Le porgo i miei migliori saluti. *Consigliere del Presidente della Repubblica per la Stampa e la Comunicazione