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La nuova sinistra legge e ordine

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Se non abbiamo visto un altro film e sempre che la memoria non c'inganni, la sinistra ce la ricordavamo pacifista e la ritroviamo guerrafondaia. Era libertaria fino ad esaltare ogni sconcezza e si presenta orgogliosamente bacchettona e moralista. Era permissivista ed è diventata giustizialista. Detestava le forze dell'ordine, i militari, lo stato di polizia e, trasfigurata, tesse ora l'apologia del golpismo. Antiautoritaria per definizione, ascendenze storiche e culturali è oggi strumentalmente tutta «legge e ordine», manco se fosse andata a lezione da John Wayne e Clint Eastwood. Perfino il suo terzomondismo s'è annacquato tanto che difende l'Europa delle banche, del mercato, del profitto e dei consumi come i più incalliti liberisti. A che cosa si deve questa incredibile mutazione genetica? Ma all'antiberlusconismo militante, ovviamente, che in quasi vent'anni l'ha come trasfigurata. Non c'entrano le ideologie, bensì l'opportunismo. Non si tratta di una conversione sulla via dell'esperienza storica, ma semplicemente dello spirito di contraddizione alimentato da una faziosità cieca, obbediente all'istinto di vendetta. Infatti, se il Cavaliere, realisticamente, va in una direzione, la sinistra imbocca quella opposta. E così il riflesso condizionato, con il passare del tempo, l'ha modificata antropologicamente, si potrebbe dire, facendone un soggetto politico da studiare non nei laboratori politologici, ma nei gabinetti etologici. I suoi tic ed i suoi tabù, pur numerosi nel passato, sono oggi più vividi ed appariscenti poiché la connotano per ciò che non è: un'antisinistra alla perenne ricerca di se stessa. Confusa al punto che se deve difendere le donne (contro il presunto uso berlusconiano, naturalmente) le tratte incomprensibilmente tutte come puttane, dimenticando, nel contempo, di spendere una qualche parola per le povere disgraziate pakistane e marocchine che, occidentalizzatesi,vengono uccise, tormentate e segregate dai loro familiari: potenza del multiculturalismo. E se deve liberarsi di un governo che non le piace, auspice un patetico Alberto Asor Rosa, sponsorizzato dal ghigliottinista Flores d'Arcais, non rinuncia ad invocare (magari non apertamente) l'aborrito esercito invitandolo a prendere il Palazzo d'Inverno. Per comparire degnamente nell'albo della crudeltà ad uso politico praticata nei secoli bui, le manca soltanto di abbracciare la pena di morte, posto che la gogna l'ha già adottata per come i tempi richiedono, cioè sputtanando gli avversari e riducendoli a zimbelli mediatici. Questa incredibile sinistra se volete potete incontrarla facilmente aprendo il vostro pc sul sito Repubblica.it per seguire le riunioni di redazione del nuovo Mastro Titta custode dell'ordine democratico, al secolo Ezio Mauro, che conciona davanti ai suoi più stretti collaboratori con leniniano ardore, sulle malefatte del Cavaliere, articolando suggestive quando non rabbrividenti ipotesi di analisi della giornata politica che ancora deve cominciare. E' in quella fucina di spiriti liberi, oltre che nell'altra (minore) del Fatto quotidiano, che si elabora la dottrina della sinistra pret-à-porter, buona per tutti gli usi e per tutte le stagioni. Poco male se non ha niente a che vedere con l'immagine, ancorché sbiadita, di quella che era. Al Botteghino, Bersani, Rosy Bindi e compagni attendono che arrivi da Largo Fochetti l'imprimatur per esercitarsi come guerrafondai, bacchettoni, moralisti, giustizialisti. Il golpismo asorrosiano non è stato ancora assimilato, ma è questione di tempo. Ne hanno tanto prima che la corrente del fiume trascini un Caimano morente.

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