Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Nel Pdl scoppia la pax elettorale

Silvio Berlusconi

  • a
  • a
  • a

La scena più eloquente avviene quando ormai s'avvicina la sera. Giulio Tremonti esce dai banchi del governo e sale i gradini che portano alla scranno di Claudio Scajola. Si appoggia allo schienale del posto davanti per rimanere alla stessa altezza del suo ex collega di governo. Per questo è costretto a inginocchiarsi. È tutto molto teatrale. Ma la politica è teatro. O almeno è anche quello. È anche gestualità, fisicità. I due ex nemici restano a parlare per una ventina di minuti. Qualcuno ode qualche battuta del tipo: «Si stava meglio quando si stava peggio». Comunque è un filo che si riannoda anche in pubblico. Prima del ministro dell'Economia era stata la volta di quello della Difesa, Ignazio La Russa, a far visita all'ex titolare dello Sviluppo Economico. Conciliaboli vari, grandi fumate in compagnia nel cortile. Sentenzia Guido Crosetto, un veterano forzista che è anche vice di La Russa alla Difesa: «Ma perché vi stupite tanto di queste cene tra i vari big del Pdl? Negli altri partiti non si mangia tutti assieme?». Forse perché si parla del dopo Berlusconi? «Dopo? Del durante Berlusconi. Se non stiamo tutti uniti non ci sarà nessuno dopo», riassume il mediatore Crosetto. In effetti alla Camera torna il sereno nelle file del Pdl. Si usa dire, nelle cronache belliche, che si tratta di «calma apparente». La sensazione generale è che un po' tutti nelle ultime settimane hanno tirato troppo la corda. E così i due capigruppo, Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto, compiono il passo formale che segna, suggella una sorta di tregua nel Pdl: organizzano per domani sera una nuova cena, l'ennesima. Stavolta però cambia lo spirito. L'idea di fondo è "tutti dentro". Sarebbe meglio dire: "nessuno escluso". Visto che finora le varie iniziative erano sempre state messe in piedi con il chiaro intento di fare fuori qualcun altro, di tagliarlo. L'indicazione arrivata dal Cavaliere era chiara. Le continue liti non fanno altro che far perdere consensi al Pdl, che infatti avrebbe perso uno 0.3% nei sondaggi dopo che per settimane erano tornato a crescere. Restano ovviamente le note stonate, i soliti, quelli che comunque cantano fuori dal coro. Come Gianfranco Miccichè che torna ad attaccare uno dei tre coordinatori del Pdl: «La Russa fino a ieri faceva benissimo il suo mestiere di colonnello di An; da colonnello a generale però il passo è pesante». Nel corso della puntata de La Zanzara su Radio 24 gli viene chiesto: La Russa resta sempre fascista? «Assolutamente sì - risponde Miccichè - ma nell'accezione più negativa, nella violenza, nell'arroganza. Lui comunque non si permetterebbe mai di essere arrogante con me, lui è sempre arrogante». Per il resto, il Pdl sembra marciare unito. In aula non ci sono state defezioni, la maggioranza ha tenuto per tutta la durata delle votazioni. E dovrà restare compatta fino a stasera quando termineranno le votazioni sul processo breve salvo nuove sorprese. Comunque il clima sembra più sereno tanto che in serata Mariastella Gelmini può lasciarsi andare: «Il Pdl è più unito che mai. L'immagine che i giornali hanno voluto dare in queste ore non corrisponde alla realtà». E Scajola? «Fa parte della classe dirigente del Pdl. Lavora come tutti noi con lealtà e impegno nell'interesse del governo Berlusconi».

Dai blog