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L'Italia non bombarderà la Libia e potrebbe rivedere il proprio impegno nelle missioni militari all'estero.

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Perquanto riguarda Tripoli, infatti, si tratta della linea che il governo ha tenuto fin dall'inizio della missione: nessuna partecipazione diretta. Sul versante degli altri impegni internazionali, invece, era stata la Lega ad ipotizzare per prima una riduzione dei contingenti. In particolare nella missione Unifil in Libano. Ma l'ipotesi viene bloccata sul nascere dall'intervento del Capo dello Stato che da Bratislava ricorda che «le missioni all'estero contribuiscono alla pace». «I nostri contingenti - sottolinea - sono schierati nei Balcani, in Medio Oriente e in Afghanistan per promuovere e sostenere quei principi di pace e rispetto dei diritti umani che affratellano i nostri popoli. Sono questi medesimi valori che hanno spinto l'Italia a raccogliere il grido di aiuto del popolo libico e che devono spronare l'Unione Europea tutta nel sostenere il percorso di sviluppo intrapreso dai Paesi del Mediterraneo meridionale e orientale». Di diverso avviso il ministro della Semplificazione legislativa e coordinatore delle segreterie della Lega Nord Roberto Calderoli: «Siamo soddisfatti che si sia avviata una concreta discussione per una riduzione delle risorse e dei numeri in termini di uomini e mezzi impegnati nelle missioni militari all'estero. Tali risorse potranno essere impiegate per contrastare un esodo insostenibile per il nostro Paese». E sempre il Carroccio, assieme al premier, avrebbe bloccato l'idea, lanciata da Ignazio La Russa, di utilizzare gli aerei italiani per colpire obiettivi diversi dai soli radar libici. Il ministro della Difesa, riferiscono fonti governative, avrebbe ricordato il precedente del Kosovo, ma l'opposizione è stata netta. Sia il capo del governo che gli esponenti leghisti, infatti, si sono detti contrari a qualsiasi ulteriore impiego degli aerei italiani nei raid. Il premier ha quindi spiegato che l'Italia è già molto impegnata con la concessione delle basi per la partenza delle missioni dell'Onu e che una valutazione di un ulteriore impegno militare per il momento è rimandata. Dinamiche confermate sempre da Calderoli: «Abbiamo condiviso e sostenuto, anche perché era la nostra, la posizione del presidente del Consiglio di non estendere il nostro intervento oltre quello già espletato». Immutata ma chiarita, poi, anche la linea nei confronti degli insorti: il governo fornirà ai ribelli del Comitato nazionale transitorio libico (Cnt) soltanto sistemi e tecnologie di comunicazione tra cui strumenti di intelligence, radar e comunicazioni satellitari che serviranno ad agevolare le comunicazioni e ad individuare siti offensivi. Niente armi.

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