Il Pdl: «Inchiesta sulla Boccassini»
Sulcaso Ruby la procura di Milano ha compiuto «gravi e palesi violazioni contro Silvio Berlusconi». Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, valuti «l'opportunità di intraprendere iniziative ispettive e disciplinari di propria competenza» per verificare la correttezza dell'operato della magistratura. È quanto chiedono con un'interrogazione parlamentare urgente i capigruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello. Per i due esponenti della maggioranza quanto messo in atto da Ilda Boccassini e compagni mette gravemente a rischio due aspetti cardine del vivere democratico: da un lato - sostengono - esiste un problema di legalità, dall'altro ad essere in pericolo è il delicato equilibrio tra politica e giustizia. «Come già avvenuto in passato - spiega Gasparri - vengono ignorate le garanzie costituzionali per i parlamentari e vengono svolte attività che non sono consentite dalla legge». È Quagliariello ad illustrare le due sospette violazioni su cui i senatori Pdl chiedono che il ministro Alfano compia una verifica, inviando gli ispettori e - eventualmente - avviando azioni disciplinari nei confronti delle toghe della procura meneghina. La prima è «la regolarità della tempistica di iscrizione sul registro degli indagati» di Silvio Berlusconi. «Pensiamo - spiega - che l'iscrizione sia stata ritardata per consentire l'attivazione del giudizio immediato (che non può essere chiesta se trascorsi più di 90 giorni dall'inizio delle indagini, ndr) contro il premier e agevolare la prosecuzione di intercettazioni svolte in violazione della legge e della Costituzione». La seconda richiesta di verifica riguarda poi proprio le intercettazioni: «Sono state svolte correttamente, nel rispetto dell'articolo 68 della Costituzione e della legge Boato? Ci siamo convinti di no», sottolinea il senatore. L'interrogazione fa riferimento alla giurisprudenza della Corte costituzionale «al cui rispetto ci sentiamo spesso richiamare», puntualizza Quagliariello. «Essa afferma che le uniche intercettazioni di membri del parlamento che possono essere utilizzate senza autorizzazione preventiva della Camera di appartenenza sono quelle "casuali", non quelle "indirette"», aggiunge Quagliariello. È la stessa Consulta a disciplinare con chiarezza i criteri di demarcazione delle due fattispecie. La «accidentalità» degli ascolti, decade nel momento in cui i contatti tra un parlamentare e una persona terza sono protratti nel tempo, inerenti alle circostanze oggetto di contestazione e tali da rendere prevedibile che alle prime - «casuali» - telefonate possano seguirne altre. In questo caso, in base ai parametri forniti dalla Corte, le intercettazioni sono da intendersi «indirette» e se ottenute senza autorizzazione diventano «inutilizzabili». I due esponenti della maggioranza sono convinti che nel caso Ruby «siamo in presenza di ascolti indiretti, nell'ambito di un'attività sistematica, scientifica, mastodontica, mirata a ricostruire le presenze nell'abitazione di Berlusconi in un periodo di tempo assai prolungato». «Lo stesso procuratore Bruti Liberati - rimarca Quagliariello - ha detto di aver chiesto le intercettazioni, poi pubblicate dai giornali, che coinvolgono il premier per utilizzarle ai fini di una proroga. Ma questo vuol dire che le registrazioni non erano casuali. Anche perché se fossero casuali, per evidenti ragioni di logica, l'impianto accusatorio franerebbe rovinosamente». Nel testo dell'interrogazione, le cui «ragioni di urgenza» sono secondo Gasparri «evidenti», si elencano le conversazioni del premier pubblicate, ma anche le dichiarazioni della Procura. E si citano sentenze della Consulta per dimostrare la violazione «della legalità e delle prerogative parlamentari» e l'equiparazione giurispudenziale che esiste tra intercettazioni e tabulati telefonici, anch'essi utilizzati in più occasioni dall'accusa. «Chiediamo a tutti i parlamentari di prendere coscienza - è l'appello lanciato dai capigruppo - del fatto che attraverso questa attività della procura si squilibria ancor di più il rapporto tra magistratura e politica, quel delicato sistema di check and balances, cui il presidente della Repubblica ci ha a più riprese richiamato». «Vogliono solo bloccare il processo e attaccare i magistrati», urlano in coro le opposizioni facendo riferimento anche ad una presunta norma cui la maggioranza starebbe lavorando per fermare il processo Ruby a causa del conflitto di attribuzione. L'appello - neanche a dirlo - è caduto nel vuoto. La battaglia - in Parlamento, nelle piazze e in tribunale - continua.