Cimici per controllare Sanità e Rifiuti
Il sospetto è che qualcuno abbia cercato di «rubare» informazioni sui decreti della Polverini nel mondo della sanità. Ma, al termine delle bonifiche effettuate nella sede della Regione Lazio, il sospetto è che qualcuno avesse intenzione di scoprire anche quali fossero le mosse della Regione nella realtà dei rifiuti nel Lazio. Il motivo? Durante la caccia alle microspie nel palazzo di via Cristoforo Colombo sarebbero state trovate apparecchiature elettroniche anche negli uffici dell'assessorato alle Attività Produttive. Questo ufficio, oltre ad occuparsi di economia, dalla nuova legislatura, cioè dall'insediamento di Renata Polverini, ha ottenuto anche la delega ai rifiuti. Gli accertamenti della magistratura, che ha delegato gli agenti della Digos nelle indagini, sono solo all'inizio. Gli inquirenti, infatti, dovranno esaminare non solo la «cimice» scoperta nella stanza del presidente della Regione in una presa della corrente elettrica, ma anche quella trovata in uno degli uffici che si occupano di risolvere uno dei problemi più difficili del territorio laziale. Per capire chi è riuscito a entrare nelle stanze «blindate» della Regione, il procuratore aggiunto Nello Rossi ha assegnato una delega agli agenti della Digos per ascoltare il personale della Regione e gli addetti alla sicurezza. Appena termineranno queste audizioni, la magistratura potrebbe convocare anche il governatore Polverini: l'indagine è partita dopo la denuncia presentata dall'ufficio di gabinetto della presidenza della Regione. Le attività della procura non finiscono qui. Una consulenza sarà disposta sulle microspie per capire quale sia la tipologia, la casa produttrice, il raggio d'azione e la durata delle batterie delle apparecchiature trovate in Regione. Il procuratore aggiunto Nello Rossi e il sostituto Nicola Maiorano hanno ipotizzato i reati di installazione abusiva di apparecchiature idonee a intercettare e interferenza illecita nella vita privata. Le «cimici» sequestrate dagli investigatori sono tre microspie e una microcamera: una trovata nell'ufficio del presidente della Regione Renata Polverini in una presa della corrente dietro al mobile di un armadio e altre negli uffici dell'assessorato alle Attività Produttive. Al vaglio degli inquirenti, inoltre, l'eventuale sussistenza di un nesso tra i due tentativi di furto a casa della Polverini avvenuti nei mesi scorsi con le «cimici». All'attenzione degli inquirenti, infine, potrebbe finire anche un esposto inviato nelle scorse settimane a Prefettura, Questura e carabinieri dai sindacati confederali in relazione ad alcuni «ingressi sospetti» avvenuti nella notte del 3 e del 18 marzo scorso così come segnalato da alcuni dipendenti della società di vigilantes che garantisce il controllo 24 ore su 24 della sede della Regione.