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E' ora che il Cav pensi al Pdl

Silvio Berlusconi

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Tempi difficili per il governo e per il paese. Discuterne non significa accendere gli animi delle rispettive tifoserie che sono una perniciosa particolarità della seconda Repubblica ma solo ragionare nell'interesse generale. Non è mai accaduto dalla fine della seconda guerra mondiale che l'Italia fosse esclusa dalle discussioni di fondo nelle decisioni europee e men che meno da quelle tra Europa e Usa come è accaduto alcuni giorni fa. L'Europa comunitaria è stata voluta, costruita e difesa innanzitutto da un'intesa permanente tra Italia, Francia e Germania dai tempi di De Gasperi, Schuman e Adenauer, sino a quelli di Andreotti-Mitterand e Kohl. Un vulnus, quello della nostra esclusione, in parte, però, anche cercato. Il rapporto privilegiato tra Berlusconi e Putin, tra Berlusconi con Gheddafi e finanche con Lukaschenko con il quale l'Europa aveva rotto ogni relazione ha posto l'Italia in una condizione di marginalità oggettiva. E oggi ne paghiamo il fio. Questo non vuol dire, naturalmente, che non sia duramente criticabile l'atteggiamento che l'Europa sta tenendo sul terreno dell'immigrazione che fa scricchiolare oggettivamente la tenuta dell'Europa comunitaria già messa a dura prova dalla situazione finanziaria greca e portoghese. Ma non possiamo neanche nasconderci dietro il dito dell'egoismo europeo e minacciare l'uscita dall'Unione europea perché aggiungeremmo al danno di esser lasciati soli la beffa della ridicolaggine. La verità fa sempre male ma fa molto più male tacerla. La nostra credibilità internazionale sul terreno europeo e atlantico è venuta in gran parte meno in questi anni perché è venuto meno il prestigio del nostro presidente del consiglio. Non si può per anni cedere impunemente alle tentazioni goliardiche delle corna nella fotografia con i capi di Stato e di governo, dei “cucù” alla Merkel, delle barzellette e di quant'altro è nel bagaglio di un uomo di spettacolo ma non certo in quello di un uomo di Stato. La responsabilità grave è principalmente di quel gruppo dirigente che è vicino a Berlusconi e che non solo non lo mette in guardia dalle sue pericolose vocazioni ma addirittura lo imita non facendo, peraltro, neanche sorridere. Alla stessa maniera non è possibile impunemente tacere sui comportamenti analoghi in politica interna e nella stessa vita privata. Per la nostra storia non possiamo mai essere indulgenti con alcuni inquirenti il cui accanimento verso la politica tout-court è sotto gli occhi di tutti ma non è neanche utile al Paese far finta di non vedere ciò che tutti vedono. In uno Stato di diritto sino a prova contraria vale la parola dell'indagato ma proprio dalle parole di Berlusconi nascono le nostre preoccupazioni. Quando il premier dice che dopo giornate stressanti di lavoro ha bisogno di rilassarsi a cena con 10-15 ragazze sotto i 30 anni e sotto i 20 anni in compagnia di due soli amici Fede e Lele Mora, non possiamo che trarne preoccupazioni e timori perché tutto ciò testimonia il radicamento devastante del mito di Dorian Gray. Tutto questo sarebbe un fatto personale e tuttalpiù familiare se non si trattasse del capo del governo. Anche qui i suoi amici lo giustificano sempre e comunque senza mai dargli e imporgli una correzione di rotta minacciando, ad esempio, le proprie dimissioni. E così si è lentamente determinato un indebolimento politico della maggioranza uscita dalle elezioni, un'affannosa presenza del governo ai lavori della Camera dei deputati, la spasmodica ricerca di strumenti legislativi per difendersi dai processi e una mancanza di guida politica del governo nel quale ognuno recita a soggetto e con Tremonti che fa l'unico grande direttore d'orchestra. Noi siamo abituati in politica a far tacere la pancia e a tentare sempre di ragionare e di conseguenza vogliamo dare a Berlusconi un consiglio sincero che probabilmente non apprezzerà. Si tiri fuori dal governo indicando lui stesso il nuovo premier, faccia il presidente del maggior partito italiano, lo riorganizzi democraticamente trovando così il tempo e la serenità per difendersi nei processi e vedrà che così facendo saprà tutelare se stesso, il suo partito, l'area dei moderati ed il Paese. Diversamente si ripeterà la storia di Sansone e di tutti i Filistei e questa volta i Filistei siamo tutti noi e le macerie saranno quelle del Paese.

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