Berlusconi accelera su Alfano
Il messaggio è arrivato sul Giornale a firma di Giuliano Ferrara: «Avviso ai naviganti: Berlusconi può mollare». Che cosa scriveva l’Elefantino nel suo editoriale domenicale? Raccontava di aver sognato il premier che gli parlava, lo ammoniva, si sfogava sugli ultimi accadimenti e diceva «Cari amici, consentitemi una fraterna messa in guardia: se continua così, con la stessa rapidità con cui sono sceso in campo me ne torno in tribuna a godermi lo spettacolo. Ho buoni avvocati, e fuori dalla politica, dove sono stato un elemento di disturbo insopportabile per tanti anni, e ancora adesso, diventerei una preda meno ambita dai rapaci delle procure combattenti e delle opposizioni al loro laccio. Me la cavo, state certi. E se proprio fosse necessario, un patteggiamento per levarsi di torno la malagiustizia alla fine non si nega a nessuno, come un sigaro o un'onorificenza di cavaliere al merito». Solo una boutade di Giulianone? Non proprio. Lo stato maggiore del Pdl non l'ha presa così. Anzi. Ha rivisto in quelle parole gli sfoghi del Cavaliere degli ultimi giorni. Gli stessi ragionamenti, le stesse parole addirittura. Concetti che velatamente aveva fatto filtrare lo stesso premier dal palco dell'Auditorium Conciliazione l'altro giorno alla convention dei cofondatori del Pdl, dove il leader del centrodestra aveva dettato la linea: ora tutti buoni, mi azzannano da tutte le parti e dobbiamo stare uniti, ci sono le amministrative che saranno fondamentali per il prosieguo della legislatura, dopo rivedremo tutto. Il momento è delicato, anche perché il premier dovrà tornare oggi in un'aula di tribunale per un altro processo. Il piano del Cav è chiaro. Portare a casa le vittorie in due città fondamentali tra quelle chiamate al voto a maggio, Milano e Napoli. La prima perché la capitale economica d'Italia, la sua città. La seconda perché significherebbe strappare alla sinistra una metropoli fondamentale (a quel punto le tre principali del Paese sarebbero in mano al centrodestra), dove si è misurata direttamente l'azione di questo governo. Il premier è convinto che se il Pdl vincerà queste due partite va liscio fino alla fine della legislatura. A quel punto davvero potrebbe lasciare. O meglio cedere il passo. Magari affiancando o facendosi affiancare dal successore. Chi? In pole position resta Angelino Alfano, che comunque continua ad avere un profilo troppo meridionale. Il ministro è corso subito a stringere un'alleanza di ferro con Roberto Formigoni e la sua Rete Italia. Con Giulio Tremonti invece il clima resta freddo. Gelido. Il ribaltone in Generali, di fatto orchestrato anche dal ministro dell'Economia a discapito di Cesare Geronzi protetto da Berlusconi, ha aperto un solco tra i due. Soprattutto perché il Cavaliere ritiene di essere stato informato solo a cose fatte. C'è chi consiglia di resta immobile, di non farsi prendere dal carattere sanguigno. Ma ormai anche nel mondo berlusconiano qualcosa s'è rotto. Forse irrimediabilmente.