Sì allo statuto di Cassa Depositi e Prestiti Nasce il fondo sovrano per il made in Italy
.Uno strumento simile a quello che molti paesi emergenti usano per investire i proventi del petrolio o i surplus commerciali. La Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) la cui assemblea (formata sia dal ministero dell'economia, titolare della maggioranza del capitale, sia dalle 66 fondazioni bancarie che detengono il 30% del capitale privilegiato) ieri ha detto sì al nuovo statuto del fondo strategico che impiegherà un carburante che al Paese non manca certo e cioè il risparmio. Un ingredienti che nel «gigante addormentato» (così fu definito l'istituto che gestisce le masse raccolte con i buoni postali prima della riforma fortemente voluta da Tremonti) non manca. Così ieri è arrivato l'ultimo atto che consente alla Cdp di impegnarsi direttamente nell'economia con investimenti mirati per salvaguardare l'italianità di settori definiti strategici. Cassa depositi e prestiti Spa in una nota ha comunicato che «l'assemblea straordinaria degli azionisti, riunitasi in forma totalitaria, ha approvato all'unanimità alcune modifiche allo Statuto della società in conseguenza dell'emanazione dell'articolo 7 del decreto legge 31 marzo 2011, n.34». «Le modifiche ampliano ulteriormente l'operatività di Cdp, consentendole di assumere partecipazioni in società di rilevante interesse nazionale, a condizione che possiedano i requisiti che saranno definiti con decreto del ministro dell'Economia a norma del predetto decreto legge, e che siano caratterizzate da una stabile situazione di equilibrio finanziario, patrimoniale ed economico, e da adeguate prospettive di redditività». Cdp ha spiegato che a seguito delle modifiche statutarie «le suddette partecipazioni potranno essere acquisite anche attraverso veicoli societari o fondi di investimento. Nel caso di acquisto mediante utilizzo di risorse provenienti dalla raccolta postale, le stesse sono contabilizzate nella gestione separata di Cdp» ha concluso la nota. Via dunque al grande polmone finanziario nel sistema Italia con un solo paletto. Quello messo a verbale dai soci e che impedisce gli investimenti in società strategiche che si trovino in situazione di crisi economica e finanziaria o rischino di trasferire alla Cdp gli oneri derivanti da processi di ristrutturazione in corso. Stop al salvataggio delle aziende decotte dunque. All'assemblea ha partecipato il presidente dell'Acri Giuseppe Guzzetti, fautore dell'investimento delle fondazioni in Cdp.