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Il Pd resta appeso alle manette

Il senatore del Pd Alberto Tedesco

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Ci mancava solo il sì all'arresto del senatore Alberto Tedesco. In un Pd che non riesce a parlare con una voce sola su nessun tema il caso dell'ex assessore alla sanità in Puglia risveglia e amplifica le divisioni e gli scontri. Mercoledì sera la decisione dei due esponenti della Lega di non votare nella Giunta per le autorizzazioni ha costretto il partito Democratico ad assumersi la responsabilità di dare il via libera all'arresto del suo parlamentare, così come chiesto dal pm. L'ultima parola ora spetta all'aula di palazzo Madama tra un paio di settimane ma il centrodestra ha già spiegato che garantirà il numero legale ma nulla di più. Cioè non voterà. E a quel punto la decisione ricadrà tutta sulle spalle degli uomini di Bersani. Tra quelli serpeggiano già malumori e critiche su quella che viene definita «la deriva giustizialista di questo partito», Lucio D'Ubaldo, senatore di area Popolare, lo dice apertamente: «Non si può votare per il suo arresto, è una follia. L'immunità parlamentare non serve a difendere la casta, è una garanzia per tutti coloro che siedono in Parlamento di non essere messi sotto ricatto. E poi Tedesco non è mica condannato, siamo solo alle accuse del pm». «Purtroppo – aggiunge – Bersani deve fare i conti con tutta l'area dei magistrati che affollano questo partito. A cominciare da Angela Finocchiaro». «Se ci fosse ancora la possibilità di discutere – conclude – avremmo già deciso cosa fare». Invece per Pierluigi Bersani non saranno settimane facili. Anche perché l'accusa di essere «soggiogati» dai magistrati eletti nel Pd arriva anche da Alberto Tedesco. «Il mio partito, in questo preciso momento politico, invischiato com'è nella partita giudiziaria con il Cavaliere – ha spiegato in una intervista al Corriere della Sera – non è in condizioni di mettersi contro la magistratura. E poi io lo conoscevo il ragionamento del mio collega senatore Felice Casson, non casualmente ex pm di Venezia...». «Non sono assolutamente sorpreso – ha comunque aggiunto l'esponente del Pd – anzi avevo auspicato che ci fosse la possibilità di lasciar lavorare la magistratura senza intralci. Questo primo passaggio sono sicuro verrà confermato dall'Aula». Però Tedesco annuncia di non voler lasciare il suo posto a palazzo Madama: «Non ritengo di dovermi dimettere perché dimettendomi darei ragione a chi sostiene che la mia condizione di senatore mi metta nelle condizioni di reiterare il reato. Sono in Senato perchè eletto, ci rimango, naturalmente non utilizzo la mia condizione di senatore per intralciare il corso della giustizia». Il centrodestra, per il momento, si gode lo spettacolo. Ben felice di aver messo il Pd con le spalle al muro. «Il testo per noi poteva anche essere votato – spiegano gli esponenti del Carroccio – ma da parte di alcuni senatori del Pd sono cominciate ad arrivare dichiarazioni strumentali per cui avrebbero votato di fatto per l'arresto. Allora, la Lega ha svolto un ragionamento semplice: se loro, che conoscono la situazione meglio di noi, sbandierano il sì all'arresto, perché la responsabilità di negarlo sarebbe dovuta ricadere su di noi?». A Bersani la scommessa di non bruciarsi ancora una volta.

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