Il cuore dell'Europa è cristiano
Va in onda il vuoto unitario
{{IMG_SX}}Che l'Unione Europea si stia sfasciando non è forse la fine del mondo. Anzi, se essa è solo una fiaba fasulla, fatta per mascherare interessi e mire tutt'altro che "comunitarie" dei suoi Stati più prepotenti, la clamorosa rivelazione della sua falsità, con tutti gli smascheramenti, non può che essere un bene. Ma se poi questo sfascio comporterà finalmente il tramonto di quella squallida ideologia che è il "pensiero unico europeo", potrebbe persino trattarsi di un lieto evento. "Era ora" diceva ieri "Il Tempo" nel suo titolo principale riferendosi appunto allo sfascio dell'Europa. Giudizio non meno lapidario che assolutamente appropriato. Infatti è proprio così: era ora che l'Europa si svegliasse. Giacché mai il suo spirito, in venti secoli e rotti di storia, era riuscito a esprimersi in un pensiero insieme più tronfio e ridicolo di quel parto fuori tempo massimo degli ultimi avanzi di un illuminismo laicista, e fondamentalmente anticristiano che è appunto la misera ideologia che viene da anni sventolata dai pulpiti della UE. Molte sono le ragioni per cui quell'ideologia merita di essere detta misera e squallida ma tutte forse rimandano alla pretesa, rivelatasi purtroppo vittoriosa, di rinnegare, nella costituzione europea, proprio quelle radici cristiane che sono il principale fattore dell'autentica unità del nostro continente. E che fra l'altro, nell'èra del risveglio musulmano, potrebbero forse fornirci il più potente sostegno contro il progetto islamista di trasformare l'Europa cristiana, come ormai sta già avvenendo, e in effetti in parte è già avvenuto, in una sfregiata e irriconoscibile Eurabia. Certo le radici europee non sono soltanto cristiane ma anche giudaiche e pagane. È dall'incontro-scontro di Gerusalemme, Atene e Roma che è nata quella stupefacente combinazione di accordi e dissonanze, quella meravigliosa, delicata, variopinta costruzione che era ed è ancora questa vecchia Europa. Che si è sempre presentata, appunto, come uno straordinario organismo nato dall'incastro, dal montaggio e dall'intreccio di innumerevoli pezzi, elementi e figure, sicché tutti noi, suoi tardi e non di rado inconsapevoli inquilini (che lo sappiamo o meno non importa) ci troviamo a dover vivere, amare, odiare, pensare, sperare e sognare su una scena in cui la Bibbia e Omero, i Vangeli e i miti greci, il furore dei profeti dell'Antico Testamento e l'ironia di Platone, il dio vivente di Abramo e il dio astratto della teologia, la follia dei grandi mistici e il rigore del diritto romano, l'eros pagano e l'amore cristiano, la dissolutezza di Afrodite e la castità di Maria, lo splendore delle cattedrali e il fragore degli opifici, la potenza creatrice del capitalismo e quella distruttrice delle utopie rivoluzionarie - queste e un numero incalcolabile di altre configurazioni variamente discordanti e tuttavia intrecciate e inanellate, non cessano di attrarci, provocarci, affascinarci, ispirarci, commuoverci, ammaestrarci e consolarci. È tuttavia evidente che al centro di questa inaudita costruzione (un prodigio assolutamente unico nella storia universale della civiltà) troviamo quell'impresa portentosa, squisitamente cristiana, che fu l'innesto sul tronco del monoteismo giudaico da un lato del pensiero greco, di cui si nutrì la grande teologia dei Padri della Chiesa, e dall'altro del mito pagano, che si perpetuò nel poliformismo dei culti, nella bellezza delle liturgie, e infine nel ritorno, tollerato e anche approvato, o addirittura promosso, dalla stessa Chiesa, degli antichi dèi, cacciati dalla porta della teologia, dalla finestre dell'arte e della poesia. Impresa che trovò il suo esito più geniale nella creazione di quella soave figura divina che è la Vergine col Bambino. Un'Europa che ha preteso, come quella di Strasburgo e di Bruxelles, di misconoscere il senso di questa sua storia per ridurre la propria immagine a quella di figlia di una raison di stampo illuministico e (come tanti anni fa, proprio su questo giornale, il grande Augusto del Noce spiegò discorrendo delle matrici ideologiche del nostro "Risorgimento") soprattutto massonico, non merita insomma di sopravvivere. Anche perché soltanto nel riconoscimento delle sua radici cristiane essa potrebbe trovare la fierezza necessaria per fronteggiare la micidiale minaccia che oggi incombe su di lei: la tracotante pretesa islamica di colmare con la sua fanatica "fede" il nostro supposto vuoto spirituale. È ovvio infine che dallo sfascio della UE anche per l'Italia non potrebbe che scaturire del bene. Sempre, naturalmente, che chi la governa riesca a resistere al canto, sempre più rauco e sguaiato ma anche più aggressivo e petulante, delle locali sirene laiciste. Le quali non per nulla, così come le Alcine europeiste credono che l'Europa possa fare a meno delle sue radici cristiane, similmente credono che per ridare un'anima all'Italia basti sventolare, come massimo oggetto di culto, la nostra Costituzione.