Gli stranieri vengono largamente assorbiti nel mondo del lavoro, e non solo in occupazioni che sono sempre più disertate dagli italiani.

Glistranieri che lavorano in Italia sono più di due milioni e il 60,7% si trova al Nord, un'altra larga fetta ha un posto al Centro (26,7%) mentre solo il 12,6% risulta occupato al Sud. Anche in questo caso il Paese si divide nettamente in due parti diverse secondo la mappa tracciata dall'Istat sulle forze lavoro straniere, con dati che fanno riferimento all'ultimo trimestre del 2010. Certo si tratta di cifre che non riescono a catturare in modo completo il mondo del sommerso, ma sicuramente disegnano l'identikit di una parte importante dei lavoratori senza passaporto italiano. E allora ecco alcuni dei principali tratti: tra i dipendenti, che sono la stragrande maggioranza, quasi uno su sei (16%) è precario, una quota superiore a quella nazionale e anche il numero di chi ha un lavoro part time (22,2%) è maggiore rispetto al dato medio italiano. Insomma, si tratta di occupazioni meno radicate, anche se il livello di istruzione di chi trova lavoro nella Penisola non è così basso, oltre la metà è in possesso di un diploma o di una laurea (56%). In particolare, il 45,3% vanta la maturità, il 10,7% un certificato accademico (laurea o post-laurea), segue il 33,4% con la sola licenza media e il 10,6% con appena quella elementare. Quanto ai settori d'attività, la maggior parte risulta impiegata nei servizi (59,6%) e non nell'industria (36%), mentre, secondo i dati dell'Istat, solo una piccola quota ha posto nell'agricoltura (4,3%). Quanto alla professione svolta, spicca l'alta percentuale di personale non qualificato (39,2%), mentre è estremamente esiguo il numero di chi fa l'imprenditore o è dirigente (1%). Sono tutti profili che si inseriscono in un quadro in cui il numero di stranieri che è occupato in Italia aumenta, dal quarto trimestre del 2009 allo stesso periodo del 2010 le loro fila si sono allargate di 179.000 unità, e il tasso di disoccupazione, pur in calo, rimane più alto di quello nazionale (12,2% contro 8,7%). Allo stesso tempo cresce la quota degli stranieri inattivi, che nè hanno un lavoro nè lo cercano (dal 26,7% al 29,2%), si tratta di un livello inferiore a quello complessivo ma che probabilmente indica che anche tra chi non è cittadino italiano, a causa della crisi, si sono manifestati fenomeni di scoraggiamento. Quindi, le dinamiche che hanno attraversato il mondo del lavoro nel Paese si ripercuotono anche sui lavoratori stranieri.