Il richiamo di Berlusconi "Ora il voto, poi il Pdl"
Buoni. State buoni. Ora ci sono le amministrative. Dopo si vedrà. Silvio Berlusconi richiama tutti. Tutti i big del partito a darsi anzitutto una regolata. Impone una sorta di pax elettorale e assicura che subito dopo le urne di maggio metterà mano alla riorganizzazione del Pdl. Lo dice chiaramente il premier, parlando alla convention dei co-fondatori del suo partito. E non è un caso che pronunci i due concetti in successione. Primo: «Vinceremo le amministrative». Subito dopo: «Ridarò slancio al partito». Ormai nel Pdl si era al tutti contro tutti. Ex Forza Italia contro ex An, scajoliani contro verdiniani e larussiani, i moderati di Liberamente contro Verdini. Settimane di battute e battutine, con un crescendo senza fine. Che ha sconvolto il dibattito interno e rischiava di travolgere tutto. Uno scontro che naturalmente ha reso aspro persino il confronto sulle nomine Rai. Nelle ultime due settimane il clima è diventato infuocato, il partito del premier è stato a un passo dalla "guerra civile" proprio in un momento così delicato: la maggioranza alle prese con una serie di passaggi fondamentali. A cominciare dal processo breve. Poi tocca al voto, e non è un mistero che il Cavaliere voglia trasformare anche questa partita locale in una sorta di plebiscito su sè stesso, sulla sua azione di governo. Tanto che fissa già un altro obiettivo, sempre più lontano: «Portare il Pdl al 58%». Poi ragiona: «Quando abbiamo fondato il Pdl come costola del Ppe abbiamo puntato a superare il 50%. Oggi Giovanardi giustamente ricorda che gli ultimi risultati del pentapartito si aggirarono intorno al 52%. E poiché Gasparri mi fa notare che bisogna aggiungere ad ex Dc ed ex Psi almeno il 6 per cento di An, direi che dobbiamo puntare al 58%, perché nella vita occorre darsi obiettivi ambiziosi». E per arrivare a quel risultato, o anche solo per recuperare un po' di consensi, il Cavaliere punta ancora sulla sua persona. Afferma solennemente: «Ho giurato che nessuno dei fatti sui quali i magistrati hanno costruito i 31 processi che mi riguardano corrispondono a realtà. Alla fine ci sarà un giudice a Berlino. Non sono mai stato preoccupato. Certo non fa bene all'immagine dell'Italia e del governo che il presidente del Consiglio abbia in casa la magistratura addosso. La sua immagine diventa peggiore di quella di Al Capone». Poi accusa: «Ora tentano anche l'attacco patrimoniale dopo tutti gli altri attacchi, ma non vinceranno». «A Milano - spiega il premier - un giudice singolo, su cui non voglio dire nulla ma su cui ci sarebbe da dire moltissimo, ha formulato una sentenza a favore della tessera numero del Pd, Carlo De Benedetti, attribuendogli 750 milioni di danni per un lodo» a cui «la Mondadori fu costretta per una vera e propria estorsione subita per un intervento della politica di allora che disse a Berlusconi non puoi, visto che sei entrato nella Mondadori, tenerti le televisioni e tenere anche Repubblica ecc, devi decidere per l'una o per l'altra e io naturalmente decisi di tenere le televisioni». «E a De Benedetti, scorporandogli la Mondadori,furono dati Repubblica, diciotto giornali provinciali importantissimi, L'Espresso, la cartiera di Ascoli, che non era nel suo primitivo gruppo, e De Benedetti alla fine di questo lodo si alzò dal tavolo saltando di gioia, mentre io rimasi seduto al tavolo convinto di aver subito un'estorsione. Bene, è stata trovata la formula per cui De Benedetti, a seguito di quel lodo, pretende un danno di 750 milioni di euro; la Mondadori, che resta in Fininvest, oggi in Borsa ha per il 52% 250 milioni di valore. Voi pensate, contro 250 milioni di valore della maggioranza Mondadori, si è riusciti a pensare ad un danno di 750 milioni. Definire questo fatto una rapina a mano armata è dire ancora una cosa minore». Berlusconi quindi attacca: «Finalmente dopo un anno di critiche Fini se ne è andato. Finché c'è stato lui, non è stato possibile fare la riforma della giustizia, perché c'era un patto tra lui e il sindacato dei magistrati che gli garantivano protezione, mentre lui garantiva a loro che non sarebbe mai passata dalla Camera una riforma della giustizia sgradita ai magistrati e che solo quando Berlusconi non ci fosse stato più lui avrebbe discusso con i giudici una riforma della giustizia». Infine il ringraziamento che suona anche come un monito: «Mi fa piacere vedere questo calore attorno a me perché quando ti azzannano da tutte le parti e si è convinti di essere nel giusto, quando vedi questo calore di chi ti sostiene è molto meglio per poter andare avanti».