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Il Cafè de Paris a via Veneto, ristoranti rinomati, centri commerciali, residenze di lusso, hotel, stabilimenti balneari in località da vip, società edili, immobiliari, finanziarie, contraffazione, usura.

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Unesempio sono gli ultimi sospetti, tutti e due della Finanza: il presunto riciclaggio del Madoff dei Parioli che potrebbe aver investito i milioni del clan calabrese dei Piromalli; casalinga e agente immobiliare che nelle banche di Ciampino avrebbero portato i soldi della camorra. Tutte le organizzazioni criminali vogliono infiltrarsi nella capitale, nascondersi dietro il paravento della sua bellezza e dei palazzi del potere. Ci sono mafia siciliana, 'ndrangheta calabrese e camorra campana, disegnando una galassia di sodalizi criminali che a macchia d'olio si estendono da nord a sud della città e della regione. Chiare le parole del procuratore generale della Corte d'appello a inizio anno. «Le organizzazioni di stampo mafioso (di tutte le mafie, è il caso di dire) - esordiva nella sua relazione il procuratore Giorgio Santacroce - sono sempre più interessate alla provincia di Roma per le opportunità economiche e commerciali che la Capitale, snodo essenziale di tutti gli affari leciti e illeciti, offre, consentendo di effettuare proficui investimenti soprattutto nel campo alberghiero, di costituire articolazioni logistiche per il reinvestimento di profitti illecitamente accumulati e di acquisire, anche a prezzi fuori mercato, immobili, società e attività imprenditoriali di vario genere». E nel dettaglio spiegava: «I settori di maggiore interesse sono l'edilizia, le società finanziarie e, nell'ambito del commercio, la ristorazione, l'abbigliamento e le concessionarie di auto». F.D.C.

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