Sfascisti a Montecitorio

Anche i morti, a volte, possono diventare un ottimo argomento per insultare l'avversario politico. Purtroppo. Succede nell'Aula di Montecitorio che già nei giorni scorsi si era particolarmente distinta per alcune scene degne di una candid camera più che della Camera dei deputati. Succede dopo che il ministro dell'Interno Roberto Maroni termina la sua informativa sulle «misure adottate in relazione all'eccezionale flusso di immigrazione verso l'isola di Lampedusa». Un intervento iniziato esprimendo «il cordoglio mio personale e del Governo per la tragedia avvenuta nella notte tra il 5 e 6 aprile nel canale di Sicilia, nel corso della quale è affondato un barcone proveniente presumibilmente dalla Libia e diretto verso l'isola di Lampedusa con circa 200 persone a bordo». Maroni fa una prima ricostruzione dei fatti, poi passa a parlare dell'accordo siglato tra il governo e le Regioni e delle misure adottate. Alla fine l'emiciclo è unito nell'applaudire il titolare del Viminale. Tutti tranne uno. Il deputato pugliese dell'Idv Pierfelice Zazzera si alza ed espone un cartello con la scritta «Maroni assassino». Lo mostra ai fotografi in tribuna guadagnandosi i suoi dieci minuti di notorietà. I colleghi, Antonio Di Pietro in testa, sono sbigottiti. I deputati della Lega reagiscono immediatamente. Giancarlo Giorgetti raggiunge Zazzera, prende il cartello e glielo strappa. Dai banchi della maggioranza parte il grido «Fuori, fuori!». Silenzio attonito in quelli dell'opposizione. Gianfranco Fini ammonisce il parlamentare convocando subito l'ufficio di presidenza per le sanzioni. In Aula prende la parola Dario Franceschini che si «dissocia totalmente» dal cartello. Anche Di Pietro interviene chiedendo «scusa da parte del gruppo dell'Italia dei Valori». E mentre l'ufficio di presidenza decide sul suo «destino» anche Zazzera si scusa. Ma a metà: «Ho superato il limite e per questo chiedo scusa. Forse avrei dovuto scrivere "Lega assassina" per evitare tutte queste polemiche. Ma ci tengo a precisare, che il mio gesto non voleva essere un attacco personale al ministro Maroni, ma una provocazione e una denuncia politica per quanto sta accadendo con i migranti». Spiega che rinnoverà con una lettera a Maroni le proprie scuse. Il ministro le accetta e prova a gettare acqua sul fuoco: «Non sono permaloso». Scuse accolte anche dalla Lega con Giacomo Stucchi che sottolinea come «la presa di distanza del leader del partito è la sanzione più pesante». Rosy Bindi coglie la palla al balzo per rinfocolare la polemica giudicando «positive» le scuse di Zazzera «al contrario di quanto fatto dal ministro Ignazio La Russa». Il riferimento è al «Vaffa» lanciato dal titolare della Difesa in Aula. Per lui era arrivata una lettera di censura. Il deputato Idv dovrà scontare due sedute di sospensione che sono un avvertimento per il futuro: d'ora in poi non si accetteranno più intemperanze. Zazzera fa sapere che accetta la sanzione. Ci mancherebbe altro.