Napolitano richiama la Ue: "Scelte più coese"
Giorgio Napolitano non si arrende. Per il presidente della Repubblica l'Unione europea può ancora fare la sua parte. Certo alcuni errori sono stati fatti: «C'è bisogno di scelte più coese da molto tempo - ammette - Si è fatta fatica a rendere efficaci delle regole comuni in materia sia di immigrazione, sia di asilo che sono due fenomeni che spesso si confondono ma restano diversi». «L'immigrazione è un processo di lungo periodo al di là della emergenza - sottolinea Napolitano - i dati dimostrano che continua il processo di invecchiamento della popolazione europea mentre prosegue l'iniezione di forza lavoro giovane dal di fuori dei Paesi dell'Unione». Al di là degli scontri legati alla difficile situazione dell'oggi, insomma, i paesi dell'Ue devono decidere insieme la strada da percorrere in futuro. «C'è una prossima riunione a Bruxelles del Consiglio dei ministri degli Affari interni e di Giustizia - spiega il capo dello Stato - Quando ho recepito le intese tra il Governo, le Regioni e gli Enti locali ho molto nettamente sottolineato che si tratta di collocare sempre di più queste intese alla base di decisioni che spettano all'Italia nella cornice di una maggiore cooperazione europea». Intanto nei Palazzi di casa nostra l'atmosfera sembra essere più tranquilla. Per fortuna della Lega, la posizione latitante dell'Europa sposta i riflettori dai guai del Carroccio e unisce le forze politiche di maggioranza e opposizione nella critica di Bruxelles. Quando Napolitano richiama l'Unione Europea a scelte più «coese», dà voce a un sentimento comune che va oltre le divisioni politiche. Si va da Gianfranco Fini, secondo cui se l'Italia si ritrova a dover gestire da sola il problema dei migranti non dipende dalla Francia ma da un'Unione europea «debole», a Pier Luigi Bersani, che punta il dito contro «un'Europa che non sa risolvere i problemi», passando per Fabrizio Cicchitto, (l'Europa non sia solo «un'espressione geografica», è il suo auspicio). In questo clima di disillusione e rammarico per l'assenza dell'Ue, Bersani arriva a far intravedere la possibilità di un'apertura dei democratici sfidando Berlusconi a prendere i provvedimenti necessari a fronteggiare l'emergenza: «Se il governo come ha fatto con l'accordo con le Regioni, si rimette su una linea seria, il Pd c'è, perchè il Pd è per risolvere i problemi». Dura invece l'analisi del leader Udc Casini: «Dopo tutti gli slogan, le chiacchiere e le promesse, in realtà siamo a zero. La Francia ci chiude le porte, l'Europa, in cui abbiamo una credibilità molto bassa, ci chiude le porte, e la Tunisia forse pure». Affonda il colpo David Sassoli, capogruppo del Pd al Parlamento europeo: «Siamo in mano a due governi di destra che per propaganda cercano di fare campagna elettorale sulla pelle della povera gente. L'incontro tra Maroni e il suo omologo sembra più un escamotage per prendere tempo che un successo diplomatico, come invece si vorrebbe far credere. Una vetrina imbastita per rassicurare le rispettive opinioni pubbliche - aggiunge l'esponente del Pd -, ma che a conti fatti non cambia di una virgola lo scenario: la Francia potrà controllare gli immigrati sul proprio territorio e respingere quelli che non dovessero rispettare i requisiti previsti dalla convenzione di Schengen».