Dopo Cesare pure Silvio?
Dopo Geronzi non cadrà Berlusconi. Gli opinionisti che Il Tempo ha contattato sfatano una delle letture date all'uscita del banchiere dalle Generali. E cioè che il ciclo di potere del Cavaliere fosse al capolinea. Il dossier di Trieste è un regolamento di conti nei poteri finanziari che la politica non l'hanno nemmeno avvisata. RICCARDO RICCARDI: "Niente legami, il Cav teme altre vicende «Non credo si debba fare dietrologia sull'uscita di Cesare Geronzi dalle Generali e i possibili effetti su Silvio Berlusconi. Le due cose sono assolutamente staccate». Questa la posizione di Riccardo Riccardi, presidente di Banca Nuova Terra e commentatore di fatti economici. «Sono cambiati gli equilibri nelle Generali che non sono più quelli di Mediobanca e il presidente si è dovuto dimettere. Economia e finanza sono sempre andate avanti prescindendo dalla politica. Non ritengo che ci sia intedipendenza dunque tra gli assestamenti nel gruppo assicurativo e la sorte politica di Berlusconi. Non ho mai visto banche governare la politica e anche quando erano pubbliche operavano sempre nel rispetto delle regole». Nessun nuovo ciclo politico? «Il Cav non è toccato dalle vicende Generali. Sono altre le cose che lo possono impensierire». FRANCO DEBENEDETTI "Fondazioni e Tremonti più forti" «Non credo si debba fare dietrologia sull'uscita di Cesare Geronzi dalle Generali e i possibili effetti su Silvio Berlusconi. Le due cose sono assolutamente staccate». Questa la posizione di Riccardo Riccardi, presidente di Banca Nuova Terra e commentatore di fatti economici. «Sono cambiati gli equilibri nelle Generali che non sono più quelli di Mediobanca e il presidente si è dovuto dimettere. Economia e finanza sono sempre andate avanti prescindendo dalla politica. Non ritengo che ci sia intedipendenza dunque tra gli assestamenti nel gruppo assicurativo e la sorte politica di Berlusconi. Non ho mai visto banche governare la politica e anche quando erano pubbliche operavano sempre nel rispetto delle regole». Nessun nuovo ciclo politico? «Il Cav non è toccato dalle vicende Generali. Sono altre le cose che lo possono impensierire». CIRINO POMICINO "E' debole ma non per Trieste" «Geronzi fuori da Generali. Ma sul governo questo non avrà nessuno effetto - spiega Paolo Cirino Pomicino ministro della Prima repubblica e oggi nell'ufficio politico dell'Udc - perché esecutivo e maggioranza sono indeboliti da quello che accada nel Paese non certo dalle sistemazioni negli assetti dei grandi poteri». «Massimo rispetto dunque per le dimissioni di Geronzi ma non penso proprio che siano tali da addirittura mettere in crisi il Cavaliere Che resta in bilico, invece, per tutto quello che quotidianamente accade» aggiunge Pomicino secondo cui «dando significati politici alle dimissioni di Geronzi si rischia di dare eccessivo peso al ruolo del banchiere. Nessuno dei quali è condizione essenziale per un presidente del Consiglio. Geronzi e Profumo hanno pagato un errore del passato: aver fatto fuori Maranghi da Mediobanca». RINO FORMICA "Berlusconi ha sette vite" «Aspetterei a vedere la partita della nomina del nuovo presidente. Ma comunque Berlusconi non mi sembra una possibile vittima del riassetto della governance di Generali. Ha sette vite - dice Rino Formica, ex ministro della Prima repubblica - e ha sempre più tavoli su cui giocare. Non è detto che anche lui non abbia preso accordi con quelli che hanno messo alla porta Geronzi». Il dato di fatto è che ha vinto il partito di Milano contro quello di Roma. «La finanza ha cominciato a regolare i suoi conti senza consultare la politica». Per capire quale sarà il posizionamento finale bisogna aspettare la fine dell'anno quando scadranno i patti che legano i soci in Mediobanca. Da non tralasciare infine la partita in Rcs che inevitabilmente tocca il Corriere della Sera. Un tema su cui non è la prima volta che «chi tocca i fili muore». ALESSANDRO DE NICOLA "Silvio perde un alleato, niente di più" «La caduta di Geronzi è completamente indipendente dal Cavaliere. Che non credo avrà un gran ruolo nella partita di Trieste. Insomma tutto si può aspettare Berlusconi tranne che la sistemazione dei grandi poteri vada a suo danno». Indifferenza insomma secondo Alessandro De Nicola, presidente della Adam Smith Society e docente all'università Bocconi di Milano. Per il quale tutte le ipotesi di nuovi assi di potere che preparano il dopo Silvio sono solo illazioni. «Chi ha avuto un ruolo maggiore nel costringere Geronzi alle dimissioni sono le logiche di Nagel e Pagliaro lontane da quelle della politica romana. Certo con l'uscita di Geronzi il Cavaliere perde un alleato e dunque ne avrà uno svantaggio. Ma l'idea che dietro questo riassetto ci sia un nuovo grande disegno politico è solo fantasia».