Napolitano benedice l'Anm
Napolitano pone i paletti. Sull'autonomia dei magistrati non si può derogare. Il presidente della Repubblica lo dice chiaro e tondo. Anzi, lo mette per iscritto in una nota che viene diffusa dopo un incontro, avvenuto al Quirinale, con la giunta esecutiva dell'Anm, l'associazione nazionale dei magistrati. Il sindacato delle toghe, si legge sempre nel comunicato diffuso dal Colle, «gli ha espresso preoccupazioni e perplessità sul testo del disegno di legge costituzionale in tema di riforma della giustizia approvato il 10 marzo 2011 dal Consiglio dei Ministri». In maniera vagamente polemica, il Quirinale fa notare che quel testo, la riforma della Giustizia approvata dal governo, dopo quasi un mese «non è stato ancora trasmesso al Capo dello Stato per la presentazione alle Camere». Il ministero, più tardi, precisa che invece il testo del disegno di legge è stato già trasmesso al vaglio del Capo dello Stato. L'altra sera era stato inviato dal dicastero di via Arenula a Palazzo Chigi che in mattinata ha provveduto a trasmetterlo, con una relazione di accompagnamento, al Quirinale. Tornando all'Anm, comunque, l'associazione nel corso dell'incontro ha manifestato «vive preoccupazioni per le gravi ricadute sul sistema giustizia che potrebbero avere recenti iniziative di legge ordinaria e in generale per il continuo rinnovarsi di polemiche indiscriminate nei confronti della magistratura nel suo complesso». Napolitano, da par suo, «nell'auspicare un più sereno clima istituzionale, ha ribadito il convincimento che l'autonomia e l'indipendenza della magistratura costituiscono principi inderogabili in rapporto a quella divisione tra i poteri che è parte essenziale dello Stato di diritto». Il Quirinale fa sapere poi che «il Capo dello Stato ha espresso la convinzione che l'apertura di un confronto su proposte di modifica del Titolo IV della Costituzione possa costituire terreno di impegno per tutte le forze politiche e culturali e in particolare per tutte le componenti del mondo della giustizia: ferma restando la necessità che un tale confronto avvenga senza pregiudiziali e con la massima disponibilità all'ascolto e alla considerazione delle diverse impostazioni e proposte». In termini più generali, il presidente della Repubblica «ha riaffermato la legittimità di interventi di revisione di norme della Seconda parte della Costituzione che possano condurre a una rimodulazione degli equilibri tra le istituzioni quali furono disegnati nella Carta del 1948: rimodulazione che in tanto può risultare convincente in quanto comunque rispettosa della distinzione tra i poteri e delle funzioni di garanzia». Infine, un'annotazione sempre di richiamo sulla Costituzione: «Il presidente della Repubblica ha infine sottolineato come esse siano ispirate al principio della ricerca di un'ampia condivisione, che deve comprendere anche la definizione di puntuali orientamenti per le leggi ordinarie attuative della riforma costituzionale». Di sicuro dopo l'incontro l'Anm sembra soddisfatta: «Dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano abbiamo avuto grande preoccupazione. Gli abbiamo espresso i motivi di preoccupazione sia in riferimento all'annunciata riforma costituzionale della giustizia, sia in riferimento ai non meno insidiosi progetti di legge ordinaria, come la responsabilità civile dei giudici e la prescrizione breve», commenta Luca Palamara. Il presidente dell'Anm aggiunge anche: «Abbiamo espresso al presidente anche la nostra forte preoccupazione per il clima di manifestazioni di piazza in prossimità dei tribunali, e anche nelle aule di giustizia, che rischiano di minare la serenità e l'equilibrio dei giudici». D'accordo si dichiara anche l'Unione delle camere penali, che manifesta «grande apprezzamento per il richiamo espresso dal presidente della Repubblica affinché il confronto sulla riforma costituzionale della giustizia avvenga senza pregiudiziali e in seno a un ampio dibattito parlamentare e culturale». I penalisti italiani ora «auspicano che l'invito del presidente Napolitano venga raccolto da tutte le forze politiche e si impegnano a promuovere nel Paese - si legge in una nota - occasioni di dialogo e di confronto attorno a una riforma che si attende da troppo tempo». L'Unione delle camere penali si augura che «il disegno di legge, oggi formalmente presentato dal governo al capo dello Stato, inizi al più presto il suo percorso in Parlamento ed evidenzia come nessuna alterazione dei valori di autonomia ed indipendenza dei magistrati si può verificare in riferimento a una riforma che realizzi la separazione delle carriere dei magistrati, in tal modo esaltando la terzietà dei giudici e salvaguardando la reale autonomia dei pm. Quegli stessi pm - sottolineano i penalisti - che devono rimanere autonomi e indipendenti, ma che, al tempo stesso, devono abbandonare, proprio nella prospettiva della separazione dei poteri, la pretesa di esercitare prerogative che non gli appartengono, quali le scelte di politica criminale». E dunque «si torni da parte di tutti al rispetto delle regole e delle funzioni, avviando senza pregiudiziali il confronto: l'Anm - conclude l'Unione delle camere penali - discuta nel merito, come ogni altro interlocutore, ma non rivendichi ruoli di primato sulla giustizia che in democrazia non spettano a nessuno».