Abolire la XII norma transitoria e finale della Costituzione che vieta «la riorganizzazione sotto qualsiasi forma del disciolto Partito fascista».
Èun inaspettato fulmine a ciel sereno che provoca polemiche e reazioni dure soprattutto da parte dell'opposizione. Ma il primo a rimanere di stucco è stato proprio il presidente della Camera Gianfranco Fini che, commentando con i suoi, avrebbe definito questa proposta una «follia». Poi, esprimendo tutta la sua disapprovazione, ha chiesto e ottenuto il ritiro della firma dell'unico esponente di Fli firmatario del ddl. Anche il presidente del Senato, Renato Schifani, ha fatto trapelare la sua irritazione per un ddl di sapore nostalgico che, peraltro imbarazza la parte del Pdl di provenienza da Forza Italia. Da ambienti vicini alla presidenza di Palazzo Madama si viene a sapere che Renato Schifani, è «rimasto sorpreso ed esterrefatto» e pur nel rispetto delle prerogative costituzionali dei senatori, «auspica che i firmatari della proposta possano rivedere la loro iniziativa». Schifani oltre a protestare chiama la comunità ebraica di Roma per esprimere la sua indignazione ricevendo i ringraziamenti del presidente della Comunità Riccardo Pacifici, che si dice «basito». Il senatore finiano Egidio Digilio, dopo lo stop del presidente della Camera, ha un colloquio con il vicepresidente Italo Bocchino e ritira in tutta fretta la propria firma dal disegno di legge costituzionale. Ma gli altri cinque senatori (Cristano De Eccher (primo firmatario) Fabrizio Di Stefano, Francesco Bevilacqua, Giorgio Bornacin, Achille Totaro, tutti ex An) non demordono e mantengono il punto. «Nessuno di noi – sostengono in una nota congiunta – ha mai pensato di avviare una battaglia di tipo ideologico fuori dal tempo e dalla storia. Il nostro ddl, infatti, si prefigge di intervenire su una norma transitoria che per sua stessa natura era quindi destinata, secondo la volontà dei padri costituenti, a valere per un tempo limitato». La polemica che accomuna anche le organizzazioni antifasciste è rivolta in particolare al primo firmatario: De Eccher, discendente di nobile famiglia trentina legata al Sacro Romano Impero e responsabile da giovane a Trento del gruppo di Avanguardia Nazionale. Eccher, in passato fu indagato dall'ex procuratore di Milano Gerardo D'Ambrosio, oggi per ironia della sorte anche lui senatore nelle file del Pd, per la strage di Piazza Fontana. «Non mi stupisco affatto. Mi indigno semmai, ma non rimango meravigliato. È quello che è sempre stato e non cambia certo perché ora è un senatore» commenta Gerardo D'Ambrosio. «Noi due quando ci incontriamo in Senato ci ignoriamo; facciamo finta di non conoscerci» rivela l'ex magistrato mentre Anna Finocchiaro parla di »ennesimo piccolo gesto mirato, sistematico ma molto significativo che il Pdl sta usando per distruggere i pilastri della nostra Costituzione».