Silvio fa il predellino della giustizia
E alla fine fu di nuovo predellino. Stavolta il predellino della Giustizia. Come era ampiamente prevedibile, infatti, la sortita di Silvio Berlusconi in tribunale a Milano diventa uno show. Uno show anti-pm di sinistra. Forse ancora più uno spettacolo dell'ultima volta in cui partecipò a un'udienza che lo vedeva imputato, otto anni fa per il processo Sme. Ora tocca al processo Mediatrade, che riguarda l'acquisizione di diritti televisivi. Le accuse per il Cavaliere sono di frode fiscale e concorso in appropriazione indebita. Il tutto si svolge a porte chiuse ma c'è poco da raccontare visto che si tratta di un'udienza preliminare e serve soprattutto a una serie di adempimenti formali. Con il Capo del governo resta soltanto Daniela Santanché, l'unica esponente di primo piano del mondo berlusconiano che va a sostenerlo: «Il presidente non ha nulla da nascondere. Crede nella forza della verità», dice arrivando al palazzo di giustizia. Lui, il Cavaliere, si sfoga con gli avvocati in una pausa: «Ora abbiamo una maggioranza più coesa, un altro paio di deputati è in arrivo - confessa a porte chiuse -. Andiamo avanti a tambur battente, senza esitazioni. Avanti su tutto il pacchetto Giustizia. La riforma e le altre leggi. Tutto. Volevano fermarmi? Eccomi qua, sono sempre in piedi e più forte di prima». Più tardi, quelle dichiarazioni a pochi intimi, le interpreta teatralmente con un gesto plastico: salire di nuovo sul predellino dell'auto e arringare la folla di sostenitori. L'aveva già fatto quando annunciò la fine di Forza Italia e la nascita di un nuovo partito, il Pdl appunto. Anche allora, era il novembre 2007, Gianfranco Fini aveva provato a metterlo all'angolo, la reazione fu istintiva e in un certo modo rivoluzionaria. Ad attenderlo ieri per strada non erano moltissimi, erano militanti del Pdl e fan di Berlusconi mobilitati dal coordinatore lombardo del partito, Mario Mantovani. S'è fatto vedere anche il solito contestatore del premier, Pietro Ricca, che gli gridò già contro in tribunale e in un palazzetto dello sport. Qualche momento di tensione tra il contestatore solitario e il Pdl che finisce in uno scambio di cori: da un lato i sostenitori del premier che all'interno di un gazebo hanno gridato: «Silvio, Silvio», «Hip hip urrà» e hanno cantato «Sei un mito» sulle note della famosa canzone degli 883 che scalò le hit parade negli anni '90. Dall'altra parte c'è chi urlava: «Dimissioni», «Processo», «Vergogna». Dopo un'ora e mezza d'udienza, Berlusconi scende in strada e si lancia tra i suoi tifosi e ripete il gesto di tre anni e mezzo fa in piazza San Babila. Poche le dichiarazioni ai cronisti che lo aspettavano: «Questa mattina è andata bene» dice solamente. Durante l'udienza preliminare Berlusconi non aveva reso alcuna dichiarazione e si era limitato ad ascoltare senza chiedere di intervenire. Il processo è stato poi aggiornato al 4 aprile: anche in quell'occasione, quando saranno ascoltati i pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro che si occupano del caso, il Cavaliere ha detto di voler essere presente: «Mi sto preparando». Due giorni dopo, il 6 aprile, ci sarà invece la prima udienza per il processo sul cosiddetto caso Ruby. Il premier aveva invece parlato prima dell'udienza, durante la diretta telefonica a Mattino 5 con Maurizio Belpietro. Era tornato a ricordare la «volontà persecutoria» contro di lui e si era definito «l'uomo più imputato della storia». «Il processo Mediatrade - aveva aggiunto - rientra come quelli precedenti in un tentativo che viene fatto per cercare di eliminare il maggiore ostacolo che la sinistra ha nella conquista del potere. Sono accuse infondate e ridicole». E aveva proseguito: «Sono tutti processi assurdi e costruiti sul nulla. Ho più volte giurato sui miei cinque figli e sui miei sei nipoti che nessuno dei fatti su cui la Procura di Milano ha costruito le sue accuse è vero». Era entrato nel merito delle accuse: «Io in Mediaset non mi sono mai occupato dell'acquisto di diritti tv. Dal gennaio 1994, quando sono sceso in politica, mi sono allontanato dalle aziende che ho fondato. I diritti tv venivano acquistati da una sezione di Mediaset che passava all'ufficio acquisti i film da comprare». Quindi aveva lanciato la sua sentenza: «Il comunismo in Italia non si è mai concluso e non è mai cambiato, cerca di usare qualsiasi mezzo per annientare l'avversario». I processi a suo carico, aveva spiegato, «sono costruiti sul nulla, nessuno dei fatti su cui indaga la procura di Milano è vero. L'ho giurato sui miei figli e sui miei nipoti». E ancora: «Sanno bene di non poter arrivare alla condanna, ma vogliono gettare fango su di me o sulle mie aziende», aveva sottolineato il Capo del governo, «mi fanno perdere tempo e soldi». In serata arriva una piccola ma significativa buona notizia. Il Pdl inverte la rotta e torna a guadagnare. poco ma è più sempre un segno più: +0,1 nel sondaggio Emg diffuso da La7. Che si aggiunge al +0,6% della Lega rispetto alla settimana scorsa. Non grandi numeri ma di grande importanza.