Nervi saldi o sarà il caos
Ogni giorno durante la riunione di redazione ci guardiamo in faccia per la domanda di rito: qual è oggi il titolo della prima pagina? I fatti non mancano, ma quel che mi colpisce sempre di più è l’accumularsi degli shock globali, l’affastellarsi di grane giudiziarie, le risposte spesso inadeguate di maggioranza e opposizione, l’aumento vertiginoso della litigiosità nel Parlamento, l’odio palpabile in alcune frange della militanza politica. Di fronte a tutto questo più volte ho avuto la tentazione di titolare così: «Gran casino». Segue risata tra i colleghi, solo che l’ilarità tra noi è sparita, sostituita dalla preoccupazione per le sorti del Paese e dalla sensazione che questa classe dirigente sia alla frutta. Non sono mai stato un qualunquista e non comincerò oggi ad esserlo, sono e resto un realista. Mettiamo allora in fila gli ultimi fatti: 1. Alle porte di casa nostra, in Libia, è in corso una guerra. Il muro del Maghreb è caduto, l’emergenza umanitaria è ciclopica; 2. Un gommone carico di migranti è affondato nel canale di Sicilia: sei superstiti, undici morti, tra i quali un bimbo; 3. Un ottimo sottosegretario come Mantovano si dimette perché il ministro dell’Interno Maroni e il Presidente della Regione Puglia Vendola scambiano la città di Manduria (31 mila abitanti) per un centro d’accoglienza che dovrebbe ospitare 2.700 profughi; 4. L’aula di Montecitorio ha offerto al pubblico una gazzarra indecorosa. Un ministro (La Russa) che manda a quel paese un presidente della Camera (Fini) che a sua volta lo invita a curarsi. Maggioranza e opposizione letteralmente ai materassi; 5. In piazza abbiamo visto il peggio del peggio della sinistra descamisada: insulti, lanci di monetine, scontri verbali, odio puro. Aleggiava il ricordo delle radiose giornate del linciaggio a Craxi. È uno scenario da crac: servirebbero una maggioranza coesa e un’opposizione saggia. Siamo lontanissimi da questa situazione ideale. Nel centrodestra Berlusconi deve tenere in piedi una coalizione che dipende dalle bizze dei «responsabili» mentre la Lega è in campagna elettorale permanente; nel centrosinistra non si capisce chi comanda, dominano spinte centrifughe, sentimenti antiparlamentari e un populismo schiumante di rabbia che allontana l’alternativa di governo. Qualcuno dice che questo sistema politico «imploderà» e sarà sostituito da una nuova stagione di luce. Ho motivo di credere che sia un’illusione, temo in realtà l’anarchia, la rottura del patto di solidarietà e la secessione. Insomma, un’avventura al buio la cui definizione politologica è solo una: un gran casino.