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Obama: non sarà un altro Iraq Palin e McCain: eliminare Gheddafi

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Questoè in sintesi il messaggio che il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha rivolto alla nazione l'altra notte in una diretta televisiva, difendendo l'intervento in primo luogo per ragioni umanitarie, ma annunciando come previsto che le operazioni Usa saranno limitate nei tempi e nei mezzi, che non verranno coinvolte truppe di guerra e soprattutto che non si tratta di un terzo fronte in un paese islamico dopo quello in Afghanistan e in Iraq. Un massacro «avrebbe macchiato la coscienza del mondo», ha detto Obama, aggiungendo di aver «rifiutato di attendere le immagini dei massacri e delle fosse comuni prima di intervenire». Leader repubblicani come John McCain, il senatore dell'Arizona sconfitto alle presidenziali del 2008, hanno criticato Obama per non essere andato fino in fondo rifiutando di rovesciare militarmente Muammar Gheddafi, e con parole ancora più dure ha difeso una posizione analoga l'ultraconservatrice Sarah Palin. Con maggiore prudenza, il capogruppo repubblicano alla Camera John Boehner ha definito invece l'intervento tv di Obama «utile» sostenendo però che il presidente non ha chiarito appieno gli obiettivi dell'operazione. Pur con toni che hanno ricordato le parole del suo predecessore George W. Bush (secondo il New York Times i riferimenti alla libertà e alla democrazia erano simili), Obama ha spiegato chiaramente che Gheddafi non verrà rovesciato militarmente, com'era stato fatto con Saddam Hussein in Iraq, anche se tutti sono d'accordo sul fatto che il rais deve andarsene. In Iraq, ha spiegato l'inquilino della Casa Bianca, «il cambiamento di regime ha richiesto otto anni, (è costato) migliaia di vite americane ed irachene, e circa mille miliardi di dollari. Non è qualcosa che possiamo permetterci di ripetere in Libia».

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