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I ribelli «irrompono» nella capitale inglese «La soluzione non è l'esilio, ma il processo»

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Adimostrazione che il Consiglio nazionale di Transizione è ormai considerato dalla «coalizione dei volenterosi» un interlocutore privilegiato per costruire il dopo-Gheddafi. Il piano presentato alla conferenza londinese si chiama «Visione per una Libia Democratica» e prevede, tra l'altro, «elezioni presidenziali e parlamentari», «libertà d'espressione», e la creazione di uno Stato che si fondi sulla «forte credenza religiosa nella pace, nella verità, nella giustizia e nell'uguaglianza». Un testo che, secondo i maligni, sarebbe stato elaborato anche grazie all'intervento del ministero degli Esteri britannico. A confermare tale ipotesi ci sarebbero i riferimenti edulcorati all'Islam e un inglese perfetto, ma il Foreign Office smentisce qualsiasi coinvolgimento. «La Libia - si legge in una nota di accompagnamento - è al crocevia con la storia. Ci lasciamo alle spalle gli anni bui della dittatura e ci avventuriamo in una nuova era di cambiamento democratico. Il Cnt, il solo legittimo rappresentante del popolo libico, ha compiuto i primi passi per realizzare le aspirazioni democratiche della gente». Il documento prosegue indicando «l'obbligo» da parte del consiglio di emanare una bozza di costituzione. La bozza affronterà nodi fondamentali come «la separazione dei poteri, il suffragio universale, la garanzia dei diritti umani fondamentali, lo stato di diritto». Concetti ripetuti anche nelle dichiarazioni ufficiali al termine degli incontri in cui il Cnt si è impegnato ufficialmente a tenere «libere elezioni» nel dopo-regime. «Il popolo libico ha sofferto sotto il dominio di Gheddafi per 42 anni - ha spiegato Guma el-Gamaty, membro del Cnt -. Siamo molto determinati: ne abbiamo abbastanza della tirannia. Il ruolo del consiglio è quello di facilitare la nascita di una costituzione. Non è nostro compito promulgarla. Noi ci occuperemo di mettere a punto una bozza. Poi sarà la volta di un organo rappresentativo della popolazione libica. Il risultato sarà poi sottoposto a referendum». In ogni caso il futuro del Raìs è segnato. «Processeremo chiunque si sia macchiato di atti criminali contro il popolo libico - ha spiegato Mahmoud Shammam, altro componente della delegazione del Cnt, anche se ha subito aggiunto che l'aver lavorato per il Colonnello non pregiudicherà la possibilità di far parte del nuovo Stato. Quanto a Gheddafi «non permetteremo a lui e alla sua famiglia di partecipare al processo di costruzione di una nuova Libia. La soluzione ideale non è quella di mandarlo in esilio ma di portarlo a processo: i crimini commessi contro il popolo libico non possono essere dimenticati». Nel frattempo la Francia (unica insieme al Qatar ad aver ufficialmente riconosciuto il Cnt come rappresentante del popolo libico) ha mandato un inviato speciale a Bengasi per stabilire contatti con l'opposizione sul terreno. Stessa cosa ha fatto la Gran Bretagna che ha inviato nella città l'ambasciatore a Roma Christopher Prentice (già ambasciatore in Iraq e Giordania).

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