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Lo sballo del mattone

Roma, veduta dall'alto

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Una statistica pubblicata qualche giorno fa diceva che un italiano mediamente versa diciotto anni del suo stipendio per acquistare la casa. Non tutti. A Roma e nel Lazio (ma sono certo che anche in altre Regioni è così) ci sono migliaia e migliaia di furbetti che l'abitazione la comprano con il maxisconto, oppure ce l'hanno in affitto a prezzi irrisori (e perfino in zone di pregio) pur avendo un reddito alto e capacità finanziaria per pagare di più. Questa gestione degli immobili pubblici è non solo scandalosa, ma mina il rapporto di fiducia tra il cittadino e lo Stato. In Italia il problema dell'alloggio sta esplodendo tra i giovani che pur avendo un lavoro non riescono a metter su famiglia per gli alti costi degli affitti e una soglia d'accesso per l'acquisto e il mutuo elevata. Negli anni Novanta ero al Giornale quando scoppiò Affittopoli e so bene che tipo di reazione provoca nel pubblico questo genere di notizie: indignazione e disgusto per la cattiva gestione, il familismo e l'assurda burocrazia che non consente di valorizzare gli appartamenti per quel che valgono realmente. Chiunque cerchi casa sul mercato sa bene che i prezzi d'acquisto al metro quadrato e gli affitti in una metropoli come Roma sono stratosferici rispetto a quelli che abbiamo pubblicato sulle nostre pagine. L'Ater ha un debito colossale, migliaia di inquilini non pagano l'affitto, altri fanno i furbi e non hanno diritto all'alloggio popolare, altri ancora lo cedono a terzi (spesso in cambio di un assegno in nero) e vivono comodamente nei cosiddetti quartieri alti. La magistratura ha aperto un'inchiesta, ma il problema è soprattutto politico: di fronte allo sballo del mattone serve un segnale di svolta. Cara presidente Polverini, sulla casa popolare si rischia di diventare impopolari.  

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