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Ormai è "Operation Ambiguity"

Una donna saluta la portaerei francese diretta in libia

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L'Operation «Ambiguity» procede a gonfie vele. Ecco un esempio: «Il comando delle operazioni marittime è stato assegnato all'Italia!», titolo che abbiamo letto e sentito decine di volte negli ultimi giorni. In realtà all'Italia non è stato assegnato un bel niente. Semplicemente l'Alleanza ha assunto il controllo dell'embargo navale sulla Libia (decretato dai paragrafi 13-16 della risoluzione 1973) che ha lo scopo di evitare l'afflusso di armi e mercenari. Lo ha fatto impiegando il comando navale Nato di Nisida il cui comandante, in base alla lottizzazione in vigore dei posti di responsabilità fra gli stati membri, è ed è sempre stato un ammiraglio italiano. Ma da qui a dichiarare che l'operazione è stata affidata all'Italia, ce ne corre. Questa missione marittima, tuttavia, ha due caratteristiche: è impossibile ed inutile. Impossibile perché dispone di 16 fra navi e sottomarini per pattugliare il Mediterraneo. Dato che il «Mare un tempo Nostrum» misura due milioni e mezzo di chilometri quadrati, ogni imbarcazione dovrà vigilare, in media, su una superficie di 156mila kmq, un'area vasta quanto l'Austria e la Svizzera messe insieme. Tanto per fare un paragone, ai tempi dell'embargo contro la ex Iugoslavia, con un numero maggiore di imbarcazioni e su una superficie molto più ridotta (nell'Adriatico e lungo il Danubio) i traffici di armi verso le fazioni in lotta continuarono indisturbati, tant'è vero che la mattanza nella vicina penisola balcanica proseguì per un lustro. Oltre che impossibile, l'operazione è anche inutile, perché è risaputo che le armi e i mercenari arrivano in Libia via terra. Inoltre, tanto per elevare un po' il già considerevole livello di ambiguità, questa operazione è distinta da «Odyssey Dawn» ed assume l'ambiguo nome del «protettore». Proprio così: «Unified Protector». Nel frattempo, le nazioni partecipanti alla Coalizione che realizza la No-fly-zone adottano ciascuna un nomignolo diverso per caratterizzare la propria partecipazione. «Alba dell'odissea» è usato solo dagli Statunitensi, mentre i Britannici la chiamano «Operation Ellamy», un nome di donna scelto a caso da un computer. I Canadesi la chiamano «Operation Mobile», lo stesso nome che era stato affibbiato all'operazione di salvataggio dei civili canadesi all'inizio dei disordini oltre un mese fa. Il motivo del nome sta nel fatto che i Canadesi scelgono i nicknames delle operazioni in base al teatro interessato, in questo caso M come Mediterraneo. E poi i nomi devono avere il medesimo significato sia in francese che in inglese, essendo il Canada un paese bilingue. Ma il nome più pittoresco è quello scelto dai Francesi: «Operation Harmattan», il nome di un vento che soffia fra il Sahara e il Golfo di Guinea nel periodo compreso fra settembre e marzo. Guarda caso, è il più ambiguo dei venti, perché è una vera calamità naturale quando tortura la gente trasportando ad elevata velocità particelle finissime di sabbia, mentre quando è fresco e moderato arreca un grande sollievo, tant'è vero che in tal caso le popolazioni indigene lo chiamano «il dottore». È da sperare che stavolta l'harmattan soffi nella direzione giusta. *Generale, insegnante di Geopolitica

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